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Fabio Lupo: «Un piano biennale per il settore giovanile»

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Fabio Lupo: «Un piano biennale per il settore giovanile»

Parla il nuovo responsabile tecnico del vivaio: «Prima squadra, Primavera e Allievi legati in un unico progetto. Rinforzi? Seguendo le indicazioni di Pizzoli e Tufano, potremo valutare e intervenire in maniera mirata».

27_lupo«Il calcio è la mia passione, quella che si coltiva fin da bambini e che ti porta a calciare un pallone coi piedi anziché con le mani. Quando ho finito la mia carriera sul campo avevo 31 anni e mezzo e, per mia forma mentis, ho subito pensato di essere più adatto per un ruolo dirigenziale». Parla di calcio e Fabio Lupo non vorrebbe mai smettere. La sfera di cuoio rappresenta una fetta fondamentale della sua vita e si capisce il perché, anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, abbia continuato a bazzicare questo mondo. Avvocato, 46 anni, un passato da centrocampista e un presente da responsabile tecnico del settore giovanile della Sampdoria, ultima tappa di un lungo peregrinare. «Ho iniziato come responsabile del vivaio del Pescara – racconta -, la squadra della mia città; poi ho avuto varie esperienze in giro per l'Italia. Lavorare coi giovani è sempre stato un piacere per me, anche quando rivestivo cariche a livello di prima squadra come al Torino. Il settore giovanile è una parte importante di una società, che purtroppo negli ultimi tempi è stata sottovalutata nel nostro paese».

Serve un cambio di rotta?
«Il recentissimo Europeo Under 21 ci dimostra che nazioni come Spagna e Svizzera, dove peraltro ho avuto il piacere di operare nel Bellinzona, abbinano qualità al lavoro in prospettiva, quello che al momento in Italia manca. In questo senso siamo in attesa di possibili riforme alle quali attenerci, con la speranza di tornare a essere competitivi».

Come ha vissuto la sua prima settimana da blucerchiato? Sensazioni?
«La Sampdoria resta la Sampdoria, sempre e comunque, e quando una squadra di questo blasone ti chiama devi fare le valigie più in fretta possibile e partire prima che cambino idea. Scherzi a parte, in questi pochi giorni ho potuto constatare che tutto ciò che si dice di buono sulla famiglia Garrone e sulla società in generale corrisponde alla realtà. E questo non può che alimentare il mio già enorme entusiasmo».

Esiste una bozza di progetto in tema di settore giovanile?
«L'orientamento è quello di lavorare su un piano biennale, che porti ad una stretta collaborazione tra prima squadra, Primavera e Allievi Nazionali, legando le tre formazioni in un unico progetto. La prima stagione potrebbe rivelarsi di transizione e organizzazione, ma sarà comunque di livello visto ciò che di buono è stato fatto in questi anni. Per ora si tratta soltanto di un indirizzo preliminare, che andrà verificato in base alle esigenze».

Parlando di rinforzi, non sono mancati rumors su baby calciatori stranieri. Significa che vi muoverete anche oltreconfine?
«La Sampdoria ha sempre avuto l'occhio vigile sul mercato europeo e mondiale. Io sono qui da pochissimo e per ora mi sto limitando ad un lavoro di raccolta dati e di verifica rispetto agli organici attuali. Seguendo le indicazioni di chi conosce la situazione come Alessandro Pizzoli e Felice Tufano, potremo valutare e intervenire in maniera mirata».

Se ripensa al 20 aprile 1994 cosa le viene in mente?

«Sampdoria-Ancona 6-1, finale di Coppa Italia. Sarà per il calore pubblico, sarà per la struttura dello stadio, ma Marassi ti dava e ti dà sensazioni uniche, speciali. Ricordando i nomi dei nostri avversari, quel trofeo era per noi qualcosa di irraggiungibile, fu un'impresa soltanto arrivare a giocarselo, figuriamoci segnare. Quando rientrai negli spogliatoi dissi scherzando ai miei compagni: "Io un gol l'ho fatto, la mia finale l'ho vinta". E nel mio ufficio la foto di quella rete non manca mai».

Calcare il prato del "Ferraris" come ha fatto lei deve essere il sogno, l'obiettivo di ognuno dei giovani del vivaio?
«Io auguro a tutti i nostri ragazzi di crescere e di scendere in campo a Marassi, e di farlo con la maglia della Sampdoria. Spero che un giorno, molti di loro, possano dimostrare in quello stadio di essere degni di indossare i nostri splendidi colori».

Nella foto Pegaso, Fabio Lupo, responsabile tecnico del vivaio blucerchiato.

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