Rispetto, ma non paura: alla scoperta del Werder Brema
Sono i tedeschi di Thomas Schaaf l'avversario da battere per la Sampdoria, l'ultimo ostacolo da superare prima dei gironi di Champions League. Cerchiamo di conoscere la storia e i segreti della squadra biancoverde.

Blasone. Sulle rive del fiume Weser, sotto il nome di FV Werder, il club fu fondato il 4 febbraio 1899, data che lo rende tra i più antichi dell'intero panorama teutonico. Uno dei più antichi – rinominato SportVerein Werder Bremen nel 1920 -, nonché uno dei più blasonati, al punto da rientrare nella ristretta élite di formazioni che possono annoverare sulla propria maglia la cosiddetta "stella" cucita sullo stemma sociale, a dimostrazione degli oltre tre titoli conquistati. Il Werder, nella sua ultracentenaria storia, ha infatti trionfato in Bundesliga ben quattro volte, l'ultima delle quali nel 2004, nella strepitosa stagione in cui ottenne il double campionato-Coppa di Germania, impresa riuscita nel calcio tedesco solamente ad altre tre squadre.
Successi. Cronologicamente, però, quelli di sei anni fa non restano gli ultimi trionfi del Werder: le vittorie in Coppa di Germania nel 2009 e quella successiva in Supercoppa in casa del Wolfsburg campione in carica hanno rinverdito un ricco palmares, nel quale spicca la Coppa delle Coppe 1992. La squadra della città dei celebri musicanti della fiaba dei fratelli Grimm è famosa per aver un buon rapporto con le competizioni continentali, alle quali – soprattutto negli ultimi anni – si è sempre qualificata con un'assiduità impressionante, tanto da ottenere la Champions League sei volte su sette. È soprattutto in Coppa Uefa però, che il Werder ha ottenuto i suoi migliori risultati: una semifinale nel 2007 e una finale nel 2009, chiusa con una sconfitta solo dopo i supplementari ad opera dello Shakhtar Donetsk.
Temibili. Nel loro 2009/10, gli uomini di Schaaf – 49 anni, allenatore della prima squadra da dodici ma leggendaria bandiera del club anche da calciatore – si sono classificati terzi al termine di un campionato a livello altissimo, con un'unica – seppur grande – flessione, di cinque sconfitte consecutive all'inizio dell'anno solare. Malgrado il periodo di crisi, gli anseatici di Brema sono stati comunque in grado di riprendersi, accumulando vittorie su vittorie e ottenendo – un po' come la Sampdoria – il meritato posto al sole e questo prestigioso dentro o fuori, che lo stesso tecnico tedesco ha battezzato «molto difficile».
Singoli. Oltre che un invidiabile collettivo confermato pressoché in blocco, il Werder può contare su giocatori di qualità tecniche eccelse, in particolare la rivelazione dell'ultimo Mondiale sudafricano: il fantasista d'origine turca Mesut Özil che, insieme alla coppia difensiva Mertesacker-Naldo e a quella di centrocampo composta dal capitano Frings e dal versatile Borowski, costituisce uno degli autentici punti di forza della squadra. Il tutto senza dimenticare la velocissima e giovane ala Marko Marin e, soprattutto, il bomber peruviano Claudio Pizarro, uno degli attaccanti più prolifici della storia delle competizioni europee: il secondo miglior sudamericano di sempre dopo il grande Alfredo Di Stefano.
Nella foto Pegaso, il biancoverde Mesut Özil, stella del Werder Brema di Thomas Schaaf.
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