Okaka si racconta a Radio Deejay: «Alla Sampdoria ho trovato la mia dimensione»
Stefano Okaka sulla cresta dell'onda. Non quella marina, però, ma radio: più precisamente quella delle frequenze – 96.9 FM a Genova – di Radio Deejay. Il centravanti blucerchiato è intervenuto oggi all'interno della trasmissione 'Deejay Football Club', on air all'ora di pranzo, per parlare dell'andamento della sua stagione e dei recenti successi personali: «Alla Sampdoria ho trovato la mia dimensione e Mihajlovic è stato fondamentale. Venivo da un situazione in cui non giocavo, lui però mi ha subito preso da parte e mi ha detto di tornare a fare ciò che ero in grado di fare. Mi ha dato fiducia, e per me è stato un colpo di fortuna».
Interpretazione. «Sapevo di poter fare quello che sto facendo adesso – racconta Okaka nella trasmissione di Fabio Caressa e Ivan Zazzaroni, affiancati per l'occasione dall'ex doriano Walter Zenga -, solo che a diciassette o diciotto anni non è facile giocare in una grande e essere
protagonista: non riesci a fare sul campo quello che vorresti. Poi però con
il tempo maturi, ed è quello che è successo a me». Un cambio di tendenza forse dovuto anche all'interpretazione della caratteristiche del numero 9, per lungo tempo considerato uno stoccatore da area di rigore e invece capace di coprire con forza tutto il campo, un po' alla Tony Yeboah. «Si certo, ora mi sono richiesti movimenti più adatti a me, ma ciò che è cambiato maggiormente è la fiducia: se sei convinto dei tuoi mezzi puoi fare tutto. Io ora ho l'ottanta per cento di sicurezza dei miei mezzi, prima, da ragazzino, ne avevo il venti e quindi usavo solo quella piccola percentuale».
Nazionale. «Errori ne ho fatti anche io – fa mea culpa l'attaccante doriano – , perché quando sei giovane e ti è fatta richiesta di comportarti da trentenne non è semplice. E questo non mi ha avvantaggiato. Quando sei in un contesto in cui hai tutto, è più facile sbagliare. Troppa gente comunque pensa che quando uno si fa vedere sin da diciassettenne debba poi fare il boom, ma il boom appartiene ai Messi ai Ronaldo e pochi altri». Poi, una battuta sulla Nazionale e la vicenda degli oriundi. «Naturalizzazione? Io sono nato in Italia e cresciuto in Italia – tende a precisare la punta di Castiglione del Lago -, per cui mi sarei trovato fuori posto in Nigeria: non conosco la lingua né la cultura. Al contrario, se non fossi nato qui, farei grande fatica a vestire la maglia azzurra. In Nazionale devi giocare con qualcosa dentro il cuore: cantare l'inno ma essere estraneo alla cultura è un po' forzato».
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