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Garrone: «Presente e futuro della mia Sampdoria»

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Garrone: «Presente e futuro della mia Sampdoria»

Il presidente della Sampdoria torna a parlare e lo fa dalle pagine online di sampdoria.it: una chiacchierata lunga e piacevole per toccare tutti i temi legati ai colori blucerchiati.

11_garroneUna lunga e piacevole chiacchierata. A cuore aperto, toccando come sempre con la consueta coerenza e chiarezza d'intenti tutte le tematiche più importanti e calde legate alla sua Sampdoria.
Da diverso tempo il presidente Riccardo Garrone non si concedeva a microfoni e taccuini. E per farlo questa volta ha scelto le pagine del nostro sito ufficiale. Un dialogo intenso che si apre inevitabilmente nella scia di quel Sampdoria-Torino che ha riportato i blucerchiati alla vittoria e svelato agli occhi di tifosi e addetti ai lavori l'ennesimo gioiellino (dopo Foti, Bastrini, Da Mota, Soddimo e Ferrari per citarne qualcuno) di casa Samp, Vladimir Koman. «Sono sempre restio a lanciarmi in discussioni di carattere tecnico, ma sabato mi sono emozionato anche io scoprendo dal vivo le immense qualità di Koman. Lavoriamo in prospettiva, investiamo sui giovani ormai da diverso tempo. Vederli approdare in prima squadra è una gioia e una soddisfazione per tutti. Koman non è il primo e certamente non sarà l'ultimo. In questo caso si parla di programmazione, di una politica importante, da coltivare con ancora maggiori energie se i risultati alla fine sono questi».

Ad una gioia immensa fa però purtroppo da contro altare l'amarezza per il nuovo stop occorso a Bonazzoli.
«La sfortuna ha deciso di accanirsi ancora una volta contro Emiliano proprio nel momento in cui il giocatore sembrava essere tornato al top della sua condizione. Bonazzoli resta comunque un patrimonio importante per la Sampdoria. A lui vanno gli auguri più sentiti di tutta la famiglia blucerchiata. Lo ritroveremo più forte di prima la prossima stagione».

Al di là delle vicende strettamente legate alla squadra, sono davvero molteplici gli argomenti sul piatto e che stuzzicano la fantasia dei tifosi. In primis forse, quello relativo al progetto stadio di proprietà. Vogliamo parlarne?
«Sulla vicenda nuovo stadio posso solo confermare che ci stiamo muovendo in maniera decisamente concreta. Sono moltissimi gli aspetti che vanno valutati e curati con grande attenzione. Ma ci siamo affidati a professionisti di grande valore che stanno attualmente vagliando le proposte dei possibili investitori tra cui molti fondi stranieri specializzati in impianti sportivi. E' evidente e non potrebbe essere altrimenti che un'opera del genere debba prevedere anche un impegno per una quota minoritaria del capitale da parte della holding della famiglia Garrone. Ma su questo aspetto vorrei chiarire ulteriormente…».

Prego presidente…
«Sampdoria non viene, né tanto meno verrebbe coinvolta in nessun aspetto finanziario della questione, se non in quello derivante dall'utilizzo dell'impianto. L'idea stadio non è un'utopia né tanto meno un capriccio. Il futuro del calcio ci obbliga a propendere per una soluzione del genere. I regolamenti federali e le normative Uefa pretendono di anno in anno adeguamenti e restrizioni sempre più onerosi. Il "Ferraris" in tal senso, pur essendo attualmente "impianto a norma", rischia per la sua particolare connotazione di non poter più rispondere in futuro a parametri fondamentali come quello per esempio inerente al rispetto delle aree di massima sicurezza. Ecco perché Sampdoria vuole dotarsi di uno stadio tutto per lei, privato. Un impianto da vivere e sfruttare secondo le nostre sole esigenze e priorità. Un'area pienamente fruibile prima durante e anche dopo la gara».

Stadio vorrebbe dire quindi anche un ulteriore impegno economico per Lei e per la sua famiglia…
«Come ho appena spiegato il grosso dell'investimento verrebbe garantito da investitori esterni. La proprietà, continuerebbe a svolgere come sempre il suo ruolo atto a garantire un sereno futuro alla Sampdoria. Come fatto del resto dal 2002 ad oggi. Forse in passato troppo spesso i miei richiami agli investimenti effettuati sono stati travisati. Voglio tranquillizzare i tifosi. La sopravvivenza e il futuro stesso della Sampdoria non sono messi in dubbio né dalla mia famiglia né tantomeno dal sottoscritto. Obiettivi come l'auto sostentamento ed il pareggio di bilancio sono priorità che da imprenditore ho sempre voluto rispettare. Voglio portare questa filosofia anche in Sampdoria perché in un domani a mio modesto parere non troppo lontano, con una più equa ripartizione dei diritti, per la società i ricavi e quindi le possibilità per investire sarebbero assai più consistenti».

Ma allora non parliamo più di "pace dei sensi" raggiunta?
«Quella può averla raggiunta l'imprenditore Riccardo Garrone. Non il tifoso sampdoriano Riccardo Garrone. Certo esiste anche un ruolo da presidente da rivestire che mi impone anche di moderarmi negli slanci per non mettere a repentaglio il domani stesso della Samp».

E cosa vede Riccardo Garrone nel futuro della Sampdoria e più in generale del calcio?
«Il futuro della Sampdoria, lo ribadisco, si sviluppa giorno dopo giorno secondo un piano industriale ben preciso che non può prescindere dal rispetto di certi parametri. Ma questo non collima necessariamente con una visione appiattita verso il basso delle nostre ambizioni. Tutt'altro. Sono ottimista e con me devono esserlo tutti i sampdoriani. Sono ottimista perché noto comunque che qualcosa inizia a muoversi. Pur tra mille reticenze e mille ostacoli, il pianeta calcio pare finalmente volersi svincolare in maniera concreta da quelle logiche di potere che lo hanno portato con il passare degli anni sull'orlo del baratro. Spingiamo tutti in questa direzione e vedrete che il calcio tornerà seriamente ad appassionare la gente».

E' questa in sintesi la ricetta Garrone?
«Non c'è molto da inventare. Non esistono pozioni magiche. Una visione esclusivamente affaristica del calcio è destinata ad allontanare sempre più i veri tifosi dagli stadi. In campo viene a mancare la competitività, le regole non sono uguali per tutti, di conseguenza scemano interesse e passione. E di cosa ha vissuto fino ad oggi il calcio? Senza l'interesse della gente il baraccone è destinato a chiudere. Non più tardi di cinque giorni fa, prima della partita contro il Torino, ho partecipato all'happening dei nostri tifosi organizzato dagli Ultras. E' stato un momento piacevole in cui ho ascoltato i pareri di chi la nostra Sampdoria la vive nel cuore trecentosessantacinque giorni all'anno, ventiquattro ore su ventiquattro. Mi hanno esposto le ragioni delle loro civilissime proteste e mi hanno chiesto lumi sul futuro della loro Sampdoria. Un'occasione di confronto e dibattito che mi ha regalato molto e dal quale ho tratto preziosi suggerimenti».

Un interesse messo a dura prova anche dalle ultime vicende extra campo.
«Partiamo da un presupposto. Catania ha segnato davvero un punto di non ritorno. Qualcosa andava fatto. Riguardo a cosa è stato deciso non mi esprimo perché sono forse una delle persone meno indicate nel farlo. Però il mio pensiero l'ho  per certo versi elaborato… Non esistono modelli. Non si può prendere ad esempio un modello come l'Inghilterra dove vige una cultura sportiva totalmente differente dalla nostra. Mancano regole precise. E manca soprattutto una netta distinzione tra tifosi veri e delinquenti. Certi provvedimenti rischiano inevitabilmente di gettare tutti nello stesso calderone… Andare allo stadio è diventata ormai una sorta di corsa ad ostacoli. Reprimere la violenza è sacrosanto. Soffocare la passione della gente comune non ha senso».

Passione per il calcio… A che è livello è arrivata quella del presidente della Sampdoria?
«Più che per il calcio, passione per la Sampdoria… Vengo descritto spesso solo come un imprenditore prestato al calcio. Può anche essere vero per gli ormai noti accadimenti che mi hanno portato alla presidenza blucerchiata. Ma questa società ha ormai nel mio cuore uno spazio tutto suo, decisamente importante. Cerco di far vivere la Sampdoria secondo regole ben precise perché così ho sempre fatto nella mia vita di uomo di impresa. Capisco altresì benissimo però che una società di calcio non può solo essere una semplice azienda perché il calcio vive anche e soprattutto di sentimenti. Ecco perché tifosi in primis, proprietà, management, calciatori e dipendenti sono tutti elementi imprescindibili della famiglia Sampdoria».

Nella foto Pegaso, il presidente della Sampdoria Riccardo Garrone.

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