U.C. Sampdoria Sampdoria logo

9 aprile 1930 – 9 aprile 2010. C'è stato un presidente…

News

9 aprile 1930 – 9 aprile 2010. C'è stato un presidente…

Oggi Paolo Mantovani avrebbe compiuto ottant'anni.

09_mantovaniSe il destino non gli avesse voltato le spalle, Paolo Mantovani sarebbe al "Ferraris", domenica sera. Se ne starebbe seduto su una poltroncina della tribuna d’onore, trepidando composto per la sua squadra del cuore, Mercedes in bocca e borsalino in testa. Se il destino non se lo fosse portato via in quella triste mattinata di metà ottobre, oggi, Paolo Mantovani avrebbe compiuto ottant’anni. Molti, i bambini, i quindicenni di oggi, che esultano per un gol di Pazzini, un assist di Cassano o un recupero di Palombo, quando quell’uomo se ne andò per sempre, non erano neppure nati. Ed è a loro che bisognerebbe raccontare chi era Paolo Mantovani.

Perché c’è stato un presidente che in quattordici anni, tre mesi e undici giorni in sella alla Sampdoria è riuscito a renderla grande. La acquistò nell’estate del 1979, in Serie B, e la condusse sul tetto d’Europa, a Wembley. La portò alla conquista dello Scudetto, di una Coppa delle Coppe, di una Supercoppa Italiana e di tre Coppe Italia più una, l’ultima, da condividere con i figli Enrico – il suo successore -, Francesca, Filippo e Ludovica.

C’è stato un presidente che di figli – calcistici – ne ha avuti tanti altri. Erano i migliori giovani del calcio nostrano – Luca Pellegrini, Pietro Vierchowod, Roberto Mancini, Fausto Pari, Fausto Salsano, Moreno Mannini, Gianluca Vialli, Gianluca Pagliuca, Attilio Lombardo -; tutti tasselli di un mosaico meraviglioso, che lui, anche grazie alla sagacia del suo braccio destro Paolo Borea e del maestro Vujadin Boskov, fu capace di allestire di anno in anno e di farne un gruppo formidabile.

C’è stato un presidente che quel fortissimo zoccolo duro italiano lo completò con campioni stranieri del calibro di Liam Brady, Trevor Francis, Graeme Souness, Toninho Cerezo, Hans-Peter Briegel, Srecko Katanec, Vladimir Jugovic, David Platt, Ruud Gullit. Era la Sampdoria più forte di tutti i tempi e il suo presidente le regalò un’aura giovane, spensierata e vincente, riconosciuto modello di fair-play e signorilità in tutto il mondo.

C’è stato un presidente che quando si giocava in trasferta in Europa voleva si sventolasse la bandiera del paese ospitante; un presidente che i contratti li firmava sui palmi delle mani o sul gesso di una gamba rotta, sui menù dei ristoranti o dietro una cornice; un presidente che sapeva dire di no alle lusinghe delle strisciate.

C’è stato un presidente che non si è mai permesso di ferire o provocare in qualche modo l’altra sponda calcistica della città. «I nostri nemici non sono a Genova», amava ripetere. E alla sua morte, Genova, l’intera Genova, seppe tributargli un addio composto e partecipato, con quarantamila persone in lacrime sulle note di What a Friend We Have in Jesus.


C’è stato un presidente amato e rispettato da tutti, che i suoi tifosi, il 12 febbraio dell’83, raggiunsero in tremila a Lugano per manifestargli affetto e calore durante il suo esilio svizzero. Sentimenti logicamente ricambiati, senza buonismo, ma con esigenza, talvolta con severità. Dalla gente blucerchiata – «Il più grande patrimonio della Sampdoria» – pretendeva educazione e sportività.

C’è stato un presidente che non ha mai smesso di pensare ai più piccini, di insegnar loro come vivere lo sport in modo sano, di appassionarli al calcio attraverso i valori autentici, il Torneo Ravano e la politica dei prezzi contenuti. «Un tempo erano i padri che portavano i figli a vedere la Sampdoria. Oggi sono i figli che portano madri e padri a vedere le maglie blucerchiate», soleva ripetere felice all’uscita di Marassi. Anche questa, tra le tante, fu una sua grande vittoria.

C’è stato un presidente che oggi, 9 aprile 2010, avrebbe compiuto ottant’anni. Per chi non l’avesse conosciuto o non lo ricordasse, si chiamava Paolo Mantovani. Per chi volesse saperne qualcosa di più, beh, se lo faccia raccontare. Ne vale davvero la pena.

altre news