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Gasparin: «Una sfida difficile in una società speciale»

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Gasparin: «Una sfida difficile in una società speciale»

Il nuovo direttore generale doriano è pronto ad affrontare la nuova avventura blucerchiato: «La Sampdoria è la realizzazione professionale più importante della mia carriera».

20_gasparin-garrone2Il coronamento di una vita intera. Sergio Gasparin non ne fa un mistero. Lo ammette senza problemi perché di questo, in effetti, si tratta. Sedere sulla poltrona di direttore generale dell’U.C. Sampdoria rappresenta uno di quei traguardi che già di per sé equivalgono ad attestati di stima e competenza. «Sono onorato della proposta che mi è arrivata dal presidente Garrone, dal Consiglio d'Amministrazione e dalla proprietà tutta – comincia il nuovo dirigente blucerchiato nella sala Magellano dello Starhotel President di Brignole -. È un onore, per me, essere qui oggi e, anche per questo, ringrazio la famiglia Pozzo che mi ha concesso, nonostante un altro anno di contratto con l'Udinese, di percorrere questa mia nuova strada».

Perché ha accettato di percorrerla questa nuova strada?
«Quando il presidente Garrone mi ha prospettata questa opportunità, io ne ho subito parlato con la mia vecchia società. Non appena gli ho parlato di Sampdoria, il presidente Pozzo mi ha detto che mi capiva benissimo e mi ha lasciato libero di trasferirmi a Genova. La sfida è difficile, direi improba, ma la Sampdoria è una squadra speciale e non lo dico soltanto perché ha conquistato il diritto a disputare i preliminari di Champions League».

Si tratta della tappa più importante del suo percorso sportivo?

«Al termine di una carriera molto lunga, questa è la mia realizzazione professionale più importante. Sono arrivato in una società speciale, una proprietà speciale, nella quale metterò al servizio la mia competenza, le mie capacità e il mio entusiasmo. Un compito che dividerò col direttore sportivo Tosi, che verrà presentato domani, e con Pecini, che era il vice di Paratici e che ora sarà il capo degli osservatori, affiancando lo stesso Tosi nella cura della parte tecnica».

Il periodo è di festa: come ha accennato in precedenza, la Sampdoria ha appena toccato il punto più alto della presidenza Garrone.
«Si tratta di un momento straordinario sotto l'aspetto sportivo: il quarto posto è un'impresa compiuta da società, proprietà, tecnico e squadra. Senza queste componenti e un grande pubblico imprese del genere è quasi impossibile raggiungerle. In tal senso, devo fare i complimenti a chi mi ha preceduto e, per otto anni, ha guidato al meglio la società».

Un bell’onere sostituire Marotta…
«In questo senso, devo raccontare un aneddoto. Ho sentito al telefono Beppe Marotta e gli ho fatta presente una sorta di metafora ciclistica: lui, in questo momento, si trova sulle Tre Cime di Lavaredo ma dalla parte della discesa; io, invece, sono sul Muro dello Zoncolan, che è durissimo da affrontare. Mi ritengo però un discreto scalatore e cercherò di intraprendere questa sfida nel migliore dei modi».

L’annata comincerà con uno scoglio decisivo, un altro splendido cruccio?
«Di sicuro abbiamo dinanzi a noi una stagione difficile, che prenderà il via ad agosto con il preliminare di Champions. Lì troveremo un lotto di pretendenti importanti quali Tottenham, Auxerre, Siviglia e Werder Brema. Non sarà facile competere con loro ma ci proveremo».

Avete due piani distinti a seconda del raggiungimento della Champions vera e propria o meno?
«Qualunque squadra che affronta una sfida così importante, anche sotto l'aspetto economico-finanziario, è ovvio che abbia un doppio programma di rafforzamento: un primo antecedente al superamento di questo doppio confronto e un secondo qualora saremmo in grado di accedere ai gironi. In ogni caso, che sia Champions o Europa League si tratterà di un impegno settimanale, almeno sino a dicembre, particolarmente dispendioso. Ci sarà un dispendio di grandi energie anche sotto l'aspetto psicofisico: servirà dunque un organico allargato e con calciatori di livello maggiore rispetto a chi partecipa soltanto a due competizioni».

In pole per la panchina sembra esserci Di Carlo, suo ex allievo nel Vicenza dei miracoli. È vero oppure esistono altre ipotesi?
«Con Di Carlo c'è un rapporto profondo d'amicizia, consolidatosi negli anni, perché è stato il capitano del mio Vicenza. Questo, però, non conta affatto sulla scelta del nuovo allenatore. La scelta sarà esclusivamente sul piano professionale, questo senza sottacere che Di Carlo ha dimostrato, al pari tanti di altri allenatori, di avere grandi qualità».

L’utilizzo di un modulo affine a quello di Del Neri influirà sulla vostra scelta?
«Faccio un discorso più ampio rispetto al modulo dell'allenatore. Credo che ci voglia un modulo tattico che si adatti il più possibile alle caratteristiche dei giocatori, anche se credo che la duttilità sia un merito e non un limite».

Si è già fatta un’idea sulle strategie di mercato?
«Ho terminato la mia attività lavorativa a Udine ieri sera alle 19.30. A parte qualche teleconferenza, ho anche cercato di leggere con grande attenzione i giornali. Il nostro presidente ha detto che i capisaldi resteranno, il portiere, ad esempio, non è nostro, ma ci sono giocatori a titolo temporaneo, giocatori in compartecipazione, vedremo».

Lei arriva alla Sampdoria, la squadra più italiana della Serie A. Come si pone rispetto a questo?
«Provengo dalla squadra che, dopo l'Inter, ha più stranieri di tutti in rosa, con ben 10 elementi che parteciperanno al prossimo Mondiale. Siamo tutti su un mercato globale: da parte nostra faremo attenzione ad uno zoccolo duro italiano che possa essere il punto di riferimento per chi arriva e poi dare opportunità a coloro che arrivano da oltreconfine, ma sempre con equilibrio».

Forze fresche potrebbero arrivare dal vostro florido settore giovanile…
«Proprio in questo senso, prima ancora di pensare a risorse alternative, il primo obbiettivo è quello di lavorare al meglio con le risorse che abbiamo in sede. Non dimentichiamoci i successi della Primavera che due anni fa ha conquistato Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. Si tratta di risorse importanti, giovani giocatori che sono in giro per l'Italia in prestito e che di sicuro possono fare al caso nostro».

Per concludere, senza fare promesse: cosa si sente di dire ai suoi nuovi tifosi?
«Negli ultimi anni, la Sampdoria è arrivata quarta, tredicesima, sesta, nona e dodicesima. Rispetto a queste situazioni la società ha vissuto fluttuazioni in classifica, ma c'è sempre stato un miglioramento. Per quel che mi riguarda, posso dire di mettere in questa avventura la mia professionalità, le mie capacità, l'impegno e l'attenzione che questa società merita. Credo che sia importante portante dare continuità al cammino intrapreso e io opererò in questo senso».

Nella foto Pegaso, il nuovo direttore generale blucerchiato Sergio Gasparin col presidente Garrone.

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