Mihajlovic: «Sogno un Marassi pieno, possiamo fare molto di più»
Forse
non avranno l'impatto del discorso d'insediamento del 21 novembre, ma le parole di
Sinisa Mihajlovic della mattina del 21 dicembre 2013 resteranno comunque
nell'immaginario blucerchiato. Parole forti e sincere, che vanno dritte al cuore e profumano di blucerchiato. «Faccio innanzitutto un augurio di
buon Natale a tutti i tifosi della Sampdoria – attacca il mister alla vigilia della sfida col Parma -. Se sarà un buon
Natale dipenderà anche da noi e dalla partita di domani. I ragazzi
hanno messo in campo da subito orgoglio, appartenenza e coraggio,
valori fondamentali. Non era scontato che rispondessero così e spero
che i tifosi l'abbiano apprezzato».
Cuore.
«Possiamo fare ancora di più, ma non solo noi, anche i tifosi –
continua Sinisa -. Sono sempre venuti in 20.000 ma sogno un
Marassi pieno, sogno che il nostro stadio sia il cuore di Genova che
batte. È una città dalla storia straordinaria, con gente di scorza
dura. Anch'io mi sento un po' genovese, perché sono abituato a
lottare. Vorrei che ogni squadra che viene a Genova avesse
l'impressione di giocare non contro undici giocatori, ma contro
un'intera città. Vorrei che i genovesi portassero allo stadio le
reti dei pescatori, il profumo del mare, i caruggi. Vorrei che anche
domani tanta gente venisse a portare le proprie storie, per rappresentare il meglio
della Sampdoria. Penso che i ragazzi se lo siano meritato. Poi
si può vincere, pareggiare, perdere, ma questo è quello che chiedo
ai sampdoriani».
Dubbi.
Tra i crociati mancherà Antonio Cassano, Mihajlovic non si scompone:
«Sinceramente non
ci cambia nulla. Noi dobbiamo affrontare il Parma per batterlo,
consapevoli della nostra forza. E faremo i complimenti all'avversario
se sarà più fortunato. La formazione? Ho qualche dubbio in difesa,
uno a centrocampo e uno in attacco: come dice Benitez, vedremo cosa
suggerirà il cuscino la notte. Ci devo pensare e spero di
indovinare. È una Samp diversa? Questo lo dite voi. Io
immaginavo questa Samp, poi ci sono cose da migliorare. Siamo sulla
buona strada ma non bisogna mollare niente».
Finire.
«Se l'entusiasmo sta tornando è soprattutto merito dei ragazzi –
prosegue il tecnico blucerchiato -, perché sono loro che scendono in campo. Ma non
è importante iniziare bene: è importante finire bene ed è per
questo che è dobbiamo continuare a lavorare».
Singoli.
Infine le situazioni di due singoli, Soriano e Obiang, l'uno rinato,
l'altro pungolato. «Mi piace parlare ai giocatori, quando sono
arrivato non lo conoscevo e Soriano mi ha impressionato in
allenamento. Abbiamo parlato, mi sono informato sulla sua storia da
quando è qua, doveva essere responsabilizzato, aveva bisogno di
fiducia. Ma capita nella carriera dei calciatori di vivere dei bassi,
bisogna capire cosa bisogna migliorare di se stessi, con l'aiuto
dell'allenatore. Ma il merito è suo, perchè ha dimostrato il suo
valore sul campo. Obiang è forte, ma è giovane e deve migliorare
caratterialmente. Deve imparare a combattere, e nel calcio bisogna
convivere con il dolore in campo. Stiamo lavorando con lui ed è una
cosa che gli farà bene».