Mihajlovic la fa semplice: «Il Napoli ha sfruttato delle occasioni, noi no»
Diciamolo in principio, in modo da sgomberare il campo da
incomprensioni: il lieto fine non c'è. Almeno non qui, tra le zolle
di Marassi. Perdere in casa non fa mai piacere, tanto meno con
risultati così grassi di gol. Ma molto è stato fatto in primavera,
e si è arrivati a fine campionato con la lingua lunga per terra e le
gambe belle pesanti. «L'obiettivo
della squadra prima che arrivassi era la salvezza – ricorda
a tutti, in conferenza stampa, Sinisa Mihajlovic -. Poi per tre o quattro mesi
abbiamo fatto ottime cose, salvandoci con otto giornate d'anticipo. E
per tutto questo il merito va ai ragazzi, che ringrazierò tutta la
vita per quello che hanno fatto. Una volta salvi però non siamo
riusciti a cambiare obiettivo in corsa, perché sono state spese
tante energie».
Interruttore.
«I ragazzi non hanno trovato più la cattiveria di quel
periodo – prusegue il mister riferendosi al periodo d'oro
a cavallo tra novembre e marzo -, perché inconsciamente hanno subito
un po' di contraccolpo. Non siamo una grande squadra con grandi
giocatori, che ha l'interruttore e può sceglie se giocare al massimo
o meno. Noi non possiamo permetterci di schiacciare il tasto di
spegnimento».
Tiri.
«Penso che per 30 minuti abbiamo giocato alla pari –
dice il tecnico serbo -, creando anche tante occasioni. Ho riletto le
statistiche: abbiamo fatto 18 tiri. E loro due. Il Napoli
però ha sfruttato delle occasioni, noi no. Possiamo anche dire che
il secondo e il terzo gol erano evitabili, ma abbiamo perso
meritatamente contro la formazione con il miglior potenziale
offensivo d'Italia».
Gol.
Le tempistiche dei gol dicono molto di questa gara. Mihajlovic, almeno, la pensa così: «Siamo andati sullo 0-2. E appena fatto il 2-1
abbiamo subito un'altra rete. Siamo ripartiti, occasione per Maxi e
gol loro. E questo dice molto. Se gli lasci la possibilità di
segnare loro ti fanno gol, noi invece non ci siamo riusciti».
Cattiveria.
«Lavorare sulla cattiveria sotto-porta? E come fai – risponde perplesso il
mister di Vukovar – se non
facendo quello che facciamo tutti i giorni cioè allenandoci? Non a caso, in settimana, io
mi arrabbio con loro quando non hanno la cattiveria giusta in
allenamento o giocano con nonchalance. Poi la domenica si
fanno gli stessi errori».
Tranquillo.
«Fiorillo? Non possiamo giudicare un portiere da una partita – sentenzia l'ex difensore -. Non è facile farsi trovar pronto in
poche partite. Sapere che in cinque giornate ci si gioca il futuro
rende le cose più difficili. Nonostante quanto è successo oggi non
è cambiata la mia impressione su di lui: devo dire però che quando
gioca a Genova è un po' meno tranquillo rispetto a quando è fuori
casa; in altre circostanze mi era apparso più tranquillo».
Rispetto.
«Io sto qui – replica Sinisa a chi gli domanda del
futuro -, tra sette giorni abbiamo un'altra partita. In settimana
comunque ci incontreremo, poi si vedrà. Juventus e Lazio?
Chiacchiere dei giornali. Io non ho parlato con nessuno e non mi
permetterei mai: sono concentrato con questa società. Si parlerà e
si deciderà. Se da una parte o dall'altra non dovesse andare bene,
mi guarderei in giro. Non sono una di quelle persone che sta seduta
su due sedie e prende impegni con gli uni e gli altri. È
una faccenda di rispetto, per la società, per i giocatori e per l'ambiente
tutto».