Mihajlovic non ammette errori: «Passi indietro? Neanche per prendere la rincorsa»
«Passi indietro? Neanche per prendere la rincorsa». Sinisa Mihajlovic spolvera il suo libro delle citazioni e pesca dall'indice un'altra frase celebre del Che, già tirato in ballo nella conferenza stampa pre-derby. «Visto che ha portato bene – attacca il tecnico doriano, scaramanticamente in anticipo sulle domande dei giornalisti, proprio come sette giorni fa -, penso sia il caso di citarlo di nuovo. Domenica abbiamo ottenuto una grande vittoria, ma domani servirà un'impresa. Bisogna vincere, per non far perdere di valore quanto fatto nel derby. Dobbiamo imparare a volare, pur mantenendo i piedi per terra. E questa non è una cosa facile».
Rinascita. «Nella scorsa stagione, la sconfitta contro l'Atalanta è stata forse la peggiore della mia gestione – ammette Mihajlovic -, per tipo di atteggiamento e mentalità. Ma dopo quella caduta, risorgemmo contro il Verona, con una grande gara. Per cui è più facile alzarsi dopo una sconfitta pesante, che non mantenere alta la tensione dopo una vittoria. Al derby non penso più da tempo, ci penserò tra quattro o cinque mesi, per il ritorno. Il mio derby, ora, si chiama Atalanta. La classifica? Se contro i bergamaschi dovessimo vincere andremmo a 14 punti, contando che quando sono arrivato a Genova lo scorso anno dopo 12 gare la squadra ne aveva 9, credo sia stato fatto un grande lavoro».
Candelina. A proposito, tra poco la "sua" Samp spegnerà una candelina. «Gioco, mentalità, intensità, risultati. Ecco su cosa abbiamo lavorato insieme con ragazzi – dice Sinisa smarcando uno a uno gli obiettivi ottenuti -, è merito loro se siamo dove siamo, della disponibilità che hanno dato sin dall'inizio. Siamo migliorati tanto, ma come dico sempre a miei, possiamo ancora sistemare e mettere a posto moltissimo, per diventare più forti».
Stima. Una domanda riporta tutti sul campo: l'Atalanta, come se l'aspetta? «Non facciamoci ingannare dalla tre sconfitte di fila – avverte l'uomo di Vukovar -, perché sono avvenute contro avversari come Fiorentina, Inter e Juventus. E sono avvenute perché i nerazzurri se la solo giocata a viso aperto, alla pari, come piace fare a noi. Ho grande stima del loro allenatore, Colantuono, per cui non sarà facile».
Tre. E le assenze complicheranno la faccenda. «No, non credo – continua l'allenatore doriano sminuendo la questione -, abbiamo tante alternative, come abbiamo detto sin dall'inizio. Mancherà Regini sulla sinistra, ma ho diverse possibilità per sosituirlo. Chi andrà in campo dimostrerà il suo valore, come fatto sin qui». Le soluzioni non mancano, ma una, quella della difesa a tre, viene bocciata elegantemente dal mister: «Ho tre centrali titolari, ma la difesa a tre non si fa con tre centrali: chiedete pure a Zaccheroni, che in questo è maestro. Un atteggiamento di quel tipo necessita di due terzini stretti e di due giocatori larghi in grado di fare tutta la fascia. E noi non abbiamo quel tipo di caratteristiche. Per cui i miei tre centrali giocheranno tutti, ma due alla volta».
Regola. Un argomento, quello della panchina a rotazione ha già vistoun protagonista illustre, il capitano Daniele Gastaldello, che, a riguardo, dice la sua: «Il mio atteggiamento di domenica sera non ha niente di speciale. Incitare i compagni, sostenerli, dare consigli e non criticare e lamentarsi: questa deve essere la regola, mica l'eccezione. Per cui non c'è niente di strano. Sono sicuro che quando toccherà agli altri accadrà la stessa cosa. Certo, non vi nascondo, che il derby è una di quelle partite che non ti vorresti mai perdere». Poi, prima di chiudere, Mihajlovic recupera il microfono e parla del presidente Massimo Ferrero, anche oggi al campo d'allenamento: «Tra noi c'è un rapporto basato sulla stima reciproca. Quello che dice fa. Lui è un uomo vero, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. I modi? Viene dallo spettacolo, è normale che sia così».