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Mihajlovic si sfrega le mani: «La mia Samp come una grande»

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Mihajlovic si sfrega le mani: «La mia Samp come una grande»

Aveva chiesto una reazione alla sua squadra, Sinisa Mihajlovic. Beh, l'ha avuta. Risultato e prestazione questa volta depongono a favore dei blucerchiati, e quando il giudice di gara batte il martelletto sul tavolo, il tecnico serbo può sorridere: il terzo posto è suo e dei suoi ragazzi. «Abbiamo meritato la vittoria – attacca l'allenatore doriano -, siamo stati autori di una buona gara. Questa posizione ci fa molto piacere, e dopo dieci giornate possiamo dire di meritarcela. Per come abbiamo giocato oggi, la Samp è una grande squadra. Io mi aspettavo di stare nella parte sinistra, ma non così in alto. Peccato per la sconfitta di San Siro, perché avremmo potuto battere il record del mio secondo padre, Boskov. Ma forse è meglio che resti ancora nella storia».

Alibi. Qualcuno cerca sempre la scappatoia della scusa facile, ma non Mihajlovic. «Dopo la sconfitta contro l'Inter non ho cercato alibi – risponde ai microfoni l'uomo di Vukovar -, anzi ho detto
che se avessimo pareggiato non avremmo meritato. Sapevamo di essere in
emergenza, ma questa non deve essere una scusa. Non esiste nella vita
essere senza problemi: va avanti chi riesce a superare le insidie. Oggi
abbiamo confermato che abbiamo una rosa per cui se manca uno, chi lo
sostituisce fa sempre bene».

Rischio. Fuori i tre centrali, non era facile reimpostare la squadra in pochi giorni, ma Sinisa dirotta i complimenti dei giornalisti ai suoi giocatori: «Questa vittoria è merito dei
ragazzi: abbiamo avuto solo due giorni per lavorare e abbiamo 
provato il nuovo modulo in poco tempo. Abbiamo anche provato i tre
difensori, ma non volevo rischiare di perderli per lungo tempo. Così ci
siamo adattati e abbiamo vinto con merito». Ok per gli acciaccati, ma perché lasciare in panchina gli esterni d'attacco? «Eder e Gabbiadini – comincia il serbo – non hanno
giocato perché, visto il lavoro di copertura che devono fare, avevano
bisogno di tirare un po' il fiato. Poi, quando è venuto il momento di giocare negli spazi, ho inserito Eder. E direi che il ragazzo ha fatto bene».

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