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Delvecchio, due settimane dal profumo di magia

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Delvecchio, due settimane dal profumo di magia

E' Gennaro Delvecchio la rivelazione di queste prime due settimane di ritiro: sette gol in tre amichevoli e la fiducia del mister.

2006-07-29_festa_delvecchioLa storia è nota. Delvecchio arriva alla Samp l'estate scorsa, dopo due stagioni in B (a Catania 8 gol, a Perugia 6 e la finale play-off persa d'un soffio col Torino). Però a Genova non si ferma più d'un giorno, e alla sera si ritrova girato in prestito al Lecce per la sua prima Serie A.

La volta buona. Questa è la volta buona. Arrivato in silenzio, quasi di passaggio, affibbiato dal mercato un giorno qua e un giorno là, Gennaro Delvecchio da Barletta, 28 anni, s'è messo a lavorare in silenzio, convinto di avere delle qualità e convinto pure che Novellino gli avrebbe concesso l'opportunità di metterle in mostra. Tutto esatto: il tecnico della Samp su di lui ha scomesso da subito, facendo capire chiaramente che da qui Delvecchio non si muove.

Voci di mercato. «Fa piacere sentirsi importante, è quel che sogna ogni giocatore», sorride lui. Importante alla Samp e importante anche per altre squadre, è innegabile: «Già, non posso far finta di niente – ammette Delvecchio -. Fin dal primo giorno sono finito nelle chiacchiere di mercato: mi voleva l'Atalanta, il Napoli mi ha corteggiato e continua a farlo. Tutte cose che lusingano, significa che qualcosa di buono hai fatto, ma se all'inizio ero indeciso sul da farsi ora non ho più dubbi: il mio sogno è giocare qui, con questa maglia blucerchiata addosso. La valigia non l'ho mai preparata».

Un anno dopo. Cosa è cambiato, rispetto a un anno fa? Un anno di esperienza, il primo di A, «mi ha dato sicurezza, determinazione – è la risposta di Delvecchio -. In più sto anche benissimo fisicamente, e questo nelle prime amichevoli fa la differenza. Venivo da sei-sette stagioni chiuse spesso con degli spareggi, o ai play-off, quest'estate finalmente ho potuto staccare: a dirla tutta non ho nemmeno seguito fino in fondo il programma che mi aveva dato il prof., però a farglielo sapere forse s'arrabbia…».

I gol. Delvecchio è uno che la porta l'ha sempre vista larga, anche giocando a centrocampo. «A Catania, con Colantuono, i tifosi volevano che giocassi centravanti – racconta -, e in attacco sono stato spesso quando dovevamo recuperare qualche partita. E fin da quando ero ragazzino a Barletta segnare ho sempre segnato. E' vero, mi riesce d'inserirmi: e con uno come Bonanni che calcia forte e teso metterla dentro è molto, molto più facile. Il rammarico è che tutti questi gol contino ben poco, ma per il morale servono, eccome».

Quel Samp-Lecce. Ultima di campionato, la Samp non vede l'ora di lasciarsi alle spalle tre mesi neri e il Lecce, già retrocesso, sale a Marassi e vince. L'ultimo gol lo segna lui, Delvecchio: «Ci tenevo da matti a far bene, diciamo che quello è stato il mio biglietto da visita per essere qui e farmi apprezzare…».

Novellino. «A volte al mister piace giocare a 5, in mezzo – chiude Delvecchio -. La cosa mi piace molto, ma soprattutto mi piace lavorare con lui: è un tipo sanguigno, vero, che ti spinge a dare sempre il massimo. E io con lui, e qui alla Samp, sto da dio».

Nella foto Pegaso, Gennaro Delvecchio in festa dopo il primo gol rifilato al Parma nell'amichevole di ieri.

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