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Bollini: «I miei ragazzi, educati e vogliosi di imparare»

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Bollini: «I miei ragazzi, educati e vogliosi di imparare»

Intervista al tecnico della Primavera blucerchiata prima in classifica a punteggio pieno: «Ho un gruppo di qualità, e a Genova ci sono le condizioni ideali per lavorare».

28_bolliniAlberto Bollini, quattro anni nella Lazio con lo scudetto Primavera conquistato nel 2001, di giovanili se ne intende. E questa sua Samp, questa Samp lasciatagli da Lombardo e portata in estate al successo nel trofeo "Carlin's Boys", questa Samp che in quattro giornate di campionato ha conosciuto solo vittorie, gli piace un sacco.

Mister, partiamo dalla pura cronaca. Modena-Samp 1-3, una partita sempre in mano e il primato che nessuno vi toglie di dosso.
«Sono molto, molto contento. La soddisfazione è tanta, e la vivo insieme alla società e ovviamente ai ragazzi che hanno saputo creare un buon gruppo: in estate abbiamo lavorato molto bene, gettando le basi per la stagione, anche perché ho trovato nei miei giocatori una grande applicazione negli allenamenti. I risultati, compresa la vittoria nel "Carlin's Boys", hanno creato entusiasmo e motivazioni in più».

Fermo restando un punto: in un settore giovanile, i risultati sono una delle ultime cose cui guardare.
«Verissimo. La bella partenza ci gratifica, chiaro, ma non bisogna farsi condizionare dalle vittorie o dalle sconfitte: qui si lavora per crescere, per migliorare, per metterci personalità e voglia».

Nel 2000/01, a Roma, arrivò lo scudetto. Differenze tra quella Lazio e questa Samp?
«Le differenze sono nell'ambiente, innanzitutto. Anche a livello giovanile lavorare a Roma significa essere esposti a grandi pressioni, a interessi che vanno oltre il lavoro sul campo con i ragazzi, mentre a Genova ho trovato una società serena che mi mette nelle condizioni ideali per fare quello per cui sono qui. Poi le dimensioni della città stessa: alla Samp i ragazzi vivono insieme, si conoscono da anni, là avevo in squadra moltissimi ragazzi romani che vivevano con le rispettive famiglie, rendendo più difficile l'aggregazione tra compagni».

A livello tecnico, comunque, anche questa Samp non si difende male…
«Affatto… Abbiamo dei giovani interessanti, a partire naturalmente da quelli che si allenano stabilmente con la prima squadra e che possono portare ai compagni il vissuto e i ritmi di una formazione di Serie A. Ripeto, le cose più belle sono la predisposizione al lavoro e la grande educazione di questa squadra, oltre al fatto di avere un gruppo che mi consente di non creare distinzioni tra titolari e riserve. Comunque, nessuno in società mi ha chiesto altro che non fossero la valorizzazione e la crescita dei ragazzi».

Dopo qualche anno buio, l'anno scorso la Samp è tornata a centrare la fase nazionale del campionato: il segno di una rinnovata attenzione della società verso il settore giovanile, giusto?
«Sicuramente, visto che al mio arrivo ho trovato un gran lavoro portato avanti dal mio predecessore, Lombardo, e dall'ex responsabile del settore, Massola. La Primavera è la massima espressione del vivaio di una società, ma i suoi risultati sono anche la summa degli sforzi di tutte le altre formazioni: e qui si lavora benissimo».

Un'ultima occhiata al campionato. D'accordo, nessuno vi chiede di vincere nulla: ma volendo provarci, con chi bisogna fare i conti?
«Il Genoa è una formazione molto competitiva, la Juventus è campione in carica e da poco ha stravinto la Supercoppa, l'Atalanta vive da sempre sulle fortune del proprio vivaio, il Torino è fisico e tosto, Piacenza e Parma vanno tenute d'occhio… Può bastare?».

Nella foto Pegaso, il tecnico della Primavera blucerchiata Alberto Bollini.

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