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Mazzarri: «Serve più adrenalina, ma l’identità c'è»

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Mazzarri: «Serve più adrenalina, ma l’identità c'è»

Il tecnico della Samp non perde la fiducia dopo un'altra trasferta sfortunata: «Siamo sulla strada giusta, la squadra gioca e gioca bene. Bisogna solo metterci più convinzione, più cattiveria».

05_mazzarri«Abbiamo perso, d'accordo. Ma io dati confortanti ne vedo parecchi». Nasce da qui la sicurezza di Walter Mazzarri, due giorni dopo un'altra trasferta andata male. Dalle prestazioni, che nel calcio non portano automaticamente punti ma a lungo un peso ce l'hanno: la Samp, nonostante i punti lasciati per strada, dice la sua anche lontano da Marassi.

Adrenalina. Logico che resti amarezza, al tecnico blucerchiato. Girano le scatole a veder la propria squadra tenere il campo con autorità e risalire sul charter a mani vuote, però bisogna rimettersi al lavoro e capire cosa non abbia funzionato. Mazzarri ha le idee chiare: «Resto dell'idea che avevo dopo la gara – dice -, e cioè che la Samp sia mancata in convinzione e cattiveria. Sembra quasi che, quando si gioca bene, si dia per scontato qualcosa: il secondo gol l'abbiamo preso perché eravamo convinti di non prenderlo, per assurdo… Cala l'adrenalina, non si accorcia sull'avversario quando è il caso, ci si mette più leggerezza e si finisce per concedere quello che in casa non concediamo mai». Errori che si pagano, insomma: «A questi livelli, contro questi avversari – riprende Mazzarri – devi stare sul pezzo per tutti i 95' e pure oltre. Detto questo, ribadisco quel che penso: abbiamo disputato una grande partita. E dico di più, sono cambiati parecchi interpreti rispetto alla gara di Coppa con la Roma ma il canovaccio è rimasto quello: questa squadra ha trovato la sua identità».

Energie positive. La Samp balla dunque sul filo sottile che separa sicurezza da rilassatezza, concentrazione da distrazione. «Prendete quel rinvio sul primo gol – racconta Mazzarri -, quello di Mauri: altre volte finisce un metro più in là, l'avversario non stoppa e l'azione finisce. Bisognava essere più determinati, spazzare subito e spazzare con decisione, ma allo stesso tempo senza fretta perché altrimenti finisci col rischiare di farti gol da solo: come in tutte le cose, è necessario trovare l'equilibrio giusto e trasformare ogni emozione in energia positiva».

Fiducia. Fin qui, quel che s'è sbagliato. Ma Walter Mazzarri non perde tranquillità. E spiega: «Sono fiducioso, è vero. Abbiamo affrontato grandi squadre e abbiamo fatto il nostro gioco, sempre e comunque. Ripartiamo da qui, tornando finalmente ad avere a disposizione l'intera settimana per preparare la prossima partita: come prima della gara col Palermo, che resta la migliore della nostra stagione…». A questa Samp che fuori casa inciampa, insomma, il tecnico risponde con un sorriso: «Abbiamo sbagliato le partite di Catania, Livorno e Cagliari in Coppa Italia. Punto. Sono i risultati a condannarci, forse la mentalità una volta arrivati davanti alla porta: bisogna solo ritrovare anche lontano da Marassi quella carica, quell'atmosfera che il nostro pubblico è capace di regalarci».

Il Napoli e gli infortuni. Due partite al Ferraris, davanti alla Samp. Prima il Napoli, poi il derby. Una alla volta, però: «Pensiamo al Napoli – sorride Mazzarri -, che con l'Udinese ha fatto una partita incredibile: di gambe e di testa. E' una squadra forte, come forte era la Lazio, e sarà una gara difficilissima: ma resto convinto che, se facciamo le cose per bene, ce la giochiamo alla pari con tutte. Certo, ci sono sempre gli infortuni a creare qualche fastidio: Volpi, che era carico e stava giocando come voglio io, Sammarco che non so quando riuscirò a riaverlo nella condizione in cui era prima di farsi male… Tutti fastidi che allontanano la quadratura del cerchio, tutte assenze che pesano».

Cassano e la nazionale. Chiude la sua conferenza stampa con due passaggi, Mazzarri. Il primo, la riunione di Coverciano per la Panchina d'Oro e l'incontro col designatore Collina, scivola via in fretta («Sono onesto e sincero, e rispetto il ruolo che rivesto: sono andato perché bisognava andare, ma è meglio che non dica nulla»). Il secondo, l'azzurro mancato di Cassano, regala qualche minuto in più: «Antonio non è un esperimento – risponde sicuro l'allenatore della Samp -, il suo valore come giocatore non è in discussione. Io so che quel che ha detto Donadoni è vero: Cassano deve continuare così, limare ancora un po' la sua esuberanza e trovare continuità per qualche partita in più. E a quel punto, una volta entrato in nazionale non ne uscirà più».

Nella foto Pegaso, Walter Mazzarri: prima stagione sulla panchina del Doria.

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