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Gastaldello: «Accontentarsi adesso? Sarebbe da stupidi»

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Gastaldello: «Accontentarsi adesso? Sarebbe da stupidi»

Il difensore della Samp lancia la volata per l'Europa che conta: «Siamo lì, mancano solo quattro giornate… Saranno sfide difficili, d'accordo, ma alla nostra portata: dobbiamo provarci».

23_festacassanogastaldelloTre giorni dopo una domenica da sogno, quattro prima di un pomeriggio che se non è decisivo poco – pochissimo – ci manca. Con ancora addosso l'emozione di Marassi, di un 3-0 che è sembrato facile facile solo perché la Samp ha fatto di tutto e di più, e con la tensione che cresce dentro pensando a Firenze, al Franchi, alla Fiorentina. E all'Europa, quella grande, quella con la musichetta a centrocampo, gli stadi pieni, le squadre più affascinanti. Daniele Gastaldello è veneto, gente concreta: le emozioni le sente, ci mancherebbe, ma la testa la fa funzionare lo stesso. Comincia così, la sua intrervista: «Mai accontentarsi. Sarebbe da stupidi».

Mai accontentarsi, Daniele. Lo diceva Mazzarri il giorno della sua presentazione, lo dici tu oggi. E' così che la Samp vive il momento più bello e insieme difficile della sua stagione?
«Non ci deve far paura nessuno, ecco perché dico che non bisogna sedersi qui. Ce lo ripete il mister tutti i giorni, lo sappiamo anche noi: la nostra stagione è già splendida, ma arrivati a questo punto sarebbe da stupidi non pensare di poter migliorare ancora. Ci restano quattro partite difficili, ma alla nostra portata: abbiamo delle carte, dobbiamo giocarcele. Contro chiunque. E a Firenze ci andiamo per vincere».

La Champions League è lì, vicina ma non ancora abbastanza. Sarebbe una delusione non conquistarla?
«Già entrare in Europa sarebbe splendido, e non credo che nessuno farebbe un dramma se non entrassimo nelle prime quattro: qualche soddisfazione ai nostri tifosi l'abbiamo data, quest'anno… Ma allo stesso tempo bisogna stare attenti a chi sta risalendo da dietro, e provare a fare del nostro meglio nelle partite che ci restano».

Firenze è la prima. E se Milan e Udinese sono già cadute, è la Fiorentina l'avversario da battere per inseguire il sogno più grande.
«Già, e quella è davvero un'ottima squadra. Sarà difficile: anche loro ci tengono, alla Champions League…».

Una stagione in crescendo, quella della Samp: cominciata all'alba, con l'Intertoto, e salita di tono improvvisamente sotto Natale. Qual è stata la svolta?
«Non c'è stata una chiave, solo un periodo in cui abbiamo iniziato a giocare come si deve, a capire gli schemi del mister… C'è voluto del tempo, eravamo un gruppo nuovo con un tecnico nuovo, ma da quel Sampdoria-Palermo, che resta la nostra partita perfetta, abbiamo sempre fatto benissimo: di certo ha aiutato l'essere passati al 3-5-2, ma la verità è che finalmente avevamo trovato l'amalgama».

Di pari passo è andata la tua, di stagione. Cominciata male, con l'infortunio che ti ha tagliato fuori dalla preparazione, e trasformata mano a mano che passava il tempo.
«Era normale incontrare delle difficoltà, visto che a Moena ho lavorato per conto mio. Ed era normale anche trovare scetticismo intorno a me, visto che venivo da una realtà diversa come Siena. Però sono sempre stato convinto di avere delle qualità, e ho lavorato seriamente per tornare a disposizione: credo che i risultati si siano visti».

Resta addosso, l'emozione di una vittoria come quella sull'Udinese?
«Una gradinata del genere, un tifo così… E' stato splendido, ed è sempre splendido giocare a Marassi: non puoi non dare l'anima, davanti a questa gente».

Nella foto Pegaso, festa Samp per Antonio Cassano e Daniele Gastaldello.

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