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Bianco: «Genovese e doriano, essere qui è splendido»

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Bianco: «Genovese e doriano, essere qui è splendido»

L'esterno della Primavera campione di tutto in ritiro con la prima squadra: «Ho tantissimo da imparare, e sono qui per questo. Emozionato e felice, tifo Doria da sempre…».

21_biancoNon è che fin qui non abbia vinto niente: Coppa Italia Primavera e Scudetto di categoria in una botta sola, là dove il Doria non era mai arrivato. Storia, scritta in pochi mesi, dopo tutta una vita trascorsa coi colori blucerchiati dentro e addosso. Pulcino di una covata d'oro – sotto la stessa chioccia aspirano a diventare galli anche Fiorillo, Poli, Marilungo, Rossini e Mustacchio, tanto per citarne alcuni -, Gianluigi Bianco mette da parte gli allori di ragazzo e studia da professionista sull'erba del Cesare Benatti di Moena, alla scuola di Walter Mazzarri.

Emozioni. L'esterno sinistro campione d'Italia Primavera si è messo a disposizione della società, che – dopo una stagione come quella chiusa a Chieti – ha deciso di convocarlo per la fase numero uno della nuova stagione della Samp. Ovvie – come potrebbe essere altrimenti? – soddisfazione ed emozione, per un ragazzo che un momento simile lo ha sognato fin dalle scuole elementari. «Sono genovese e sampdoriano – dice Gianluigi -, per me essere qui rappresenta qualcosa di incredibile. E' fantastico, davvero. Ringrazio la società che mi ha permesso di unirmi al gruppo della prima squadra: io qui sento la fiducia dei dirigenti, dello staff… e ho ancor più motivazioni».

Il piede sinistro. Ascesa costante, da vertigine, in realtà. Perché nel giro di un anno, Bianco ha vinto Coppa Italia e campionato, ottenendo il passaporto per il calcio vero, dove il suo sinistro telecomandato diventa nient'altro che una buona referenza. Il classe '89 sa che per restare in alto bisogna crescere a trecentosessanta gradi. «E sono fortunato ad avere vicino compagni da cui si può solo imparare, penso ad esempio ad Accardi: mi sta insegnando un sacco di cose e lo ringrazio per quel che fa per me dentro e fuori dal campo». Oggi, il punto di riferimento di Bianco si chiama dunque Pietro Accardi, ma non è sempre stato così. Non, almeno, nelle fantasie di bambino. «Beh, quand'ero piccolo il mio idolo era Roberto Carlos», del quale l'esterno genovese ha probabilmente osservato ogni mossa. Con, evidentemente, grandissima acutezza, perché il calcio di questo prodotto del vivaio blucerchiato ha già fatto il giro di molti cellulari. «Credo che il mio punto di forza siano i cross e i calci piazzati, tutti col sinistro, anche perché il destro mi serve per stare in piedi – scherza Gianluigi -, qui in prima squadra vedo che ci sono calciatori fortissimi nel mio ruolo: bene, ho una grande possibilità per crescere».

La fascia. La posizione in campo per Bianco non è un'opinione: «Io nasco laterale, sia in una difesa a quattro che in una difesa a tre, come quella di Mazzarri. Chiaro, ci fosse da adattarsi a fare il terzo centrale sarei a disposizione, ma in quel caso dovrei proprio mettermi sotto. Il mio ruolo naturale comunque è sulla fascia». Lo sanno bene gli addetti ai lavori, lo sanno bene i compagni della Primavera. Uno su tutti Vincenzo Fiorillo il quale, alla classica domanda "Su chi scommettersti tra i tuoi compagni", rispose senza esitazioni Gian Bianco. «Ringrazio Vincenzo – ride, passa e chiude Bianco –  ma il nostro gruppo era pieno di elementi forti, io scommetterei su Vincenzo, su Poli, su Marilungo, su Mustacchio, sono tutti bravissimi».

Nella foto Pegaso, Gianluigi Bianco al lavoro sul campo di Moena.

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