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Di Carlo e il 2011: «Guardiamo avanti con estrema fiducia»

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Di Carlo e il 2011: «Guardiamo avanti con estrema fiducia»

Al giro di boa dell'anno solare, il mister si guarda indietro ma pensa soprattutto al domani: «Alla Sampdoria si lavora
per migliorarsi sempre: vogliamo tornare in Europa e andare a riprenderci quello che ci è stato tolto».

30_dicarloGenova
per lui resta, al momento, soltanto una «bella città». L'ha conosciuta,
visitata, frequentata poco. O niente. In questi primi 219 giorni da
sampdoriano, Mimmo Di Carlo ha avuto altro da fare. «Più che Genova io
vivo Bogliasco – precisa, al termine dell'ultimo allenamento del 2010, il mister blucerchiato a sampdoria.it -. Vivo Bogliasco perché
è il luogo dove lavoro e, se così si può dire, quella è casa mia. Il
campo, il mio ufficio. Mi piace il clima che si respira, la vicinanza
dei tifosi, la loro presenza, il loro approcciarsi discreto. Parlare e
confrontarsi con loro fuori dal "Mugnaini" è sempre qualcosa di
speciale: c'è grande senso d'appartenenza, sono accesi e passionali ma
sempre nei limiti dell'educazione, non vanno mai oltre, un po' come il
sottoscritto. Ed è anche per questo che mi trovo davvero bene».

Si aspettava di trovarlo così quell'ambiente blucerchiato che non aveva mai nascosto di sognare?

«Sì,
ho trovato quello che, da fuori, mi aspettavo. Alla Sampdoria si lavora
per migliorarsi sempre, c'è assoluta esperienza e competenza, sotto
ogni punto di vista. Ho trovato cultura del lavoro e valori importanti
da parte della società, ma anche da parte dei calciatori e dei tifosi.
Se penso alle due partite contro il Werder, le mie prime panchine
ufficiali di fronte a tutta quella gente, mi vengono i brividi. Sono
state emozioni bellissime come andare a pareggiare 3-3 sul campo della
Juve, o 1-1 in casa dell'Inter, e vedere i nostri tifosi cantare ed
esultare, in tantissimi malgrado fossimo in trasferta. È lì che ho
realizzato pienamente di essere arrivato in una grande squadra».

Giro di boa dell'anno solare, inevitabile parlare di bilanci. Come procede il progetto intrapreso la scorsa estate?

«Il
progetto ha avuto un suo percorso, giocoforza condizionato dalle
esperienze nelle Coppe. Siamo partiti dalla Champions League e da
un'eliminazione ingiusta, che fa male e brucia ancora adesso; come
brucia aver già terminato la nostra avventura in Europa League. In
entrambe le competizioni abbiamo raccolto meno di quanto in realtà
meritassimo, ma da queste esperienze dovremmo trarre soltanto
insegnamenti per il nostro domani».

Un domani che si chiama innanzitutto Serie A, senza dimenticare la Coppa Italia…
«Esattamente,
lotteremo su questi due fronti cercando di ottenere sempre il massimo.
Anche per via degli impegni nelle Coppe, in campionato siamo incappati
in qualche pareggio di troppo, perdendo alcuni punti per strada. In
qualche frangente ci è mancata la concretezza o meglio la lucidità
necessaria per far male all'avversario, ma la nostra classifica attuale
ci permette di poter guardare avanti, a questo 2011, con estrema fiducia».

Avanti col 4-4-2 o col 4-3-1-2?

«Ho
la fortuna di poter contare su un gruppo con determinate
caratteristiche, con cui posso variare schemi e soluzioni. Cambiano i
moduli ma quel che conta è sempre l'atteggiamento, la mentalità. Conta
lo spirito con cui vai ad affrontare le partite e la voglia di battersi
alla pari contro tutto e tutti. Conta la cultura del lavoro di cui
parlavo all'inizio: senza quella di strada ne fai poca».

Sotto questo aspetto, c'è qualcuno dei suoi ragazzi che l'ha colpita in particolare?
«Mi
ha colpito lo spogliatoio, non i singoli. Ho trovato una base
importante, sotto il profilo tecnico ma anche umano. Non voglio fare
torti a nessuno se dimentico qualche nome, ma penso a Pazzini, Palombo,
Gastaldello, Lucchini, Ziegler, Zauri, ragazzi con esperienza
internazionale e autentici esempi per tutta la rosa. Esempi in
particolare per i nostri giovani, che stanno dando tanto e sono stati
capaci di ritagliarsi uno spazio importante in questa squadra. La Samp
ha dimostrato di aver bisogno di tutti per raggiungere gli obbiettivi che
ci siamo prefissati».

Si possono già intravvedere questi obbiettivi?

«Innanzitutto
crescere, questo è l'aspetto che più mi interessa. Crescere attraverso
la ricerca di prestazioni d'alto livello, senza mai accontentarsi.
Sappiamo che è sempre difficile confermarsi, l'anno passato sono state
realizzate cose importantissime, ma noi puntiamo a fare il massimo per
tornare là dove la Sampdoria merita di stare».

In Europa, mister?
«Certo,
proprio là. E tocca ripetermi: non per niente si dice che la lingua
batta dove il dente duole… A noi quella doppia estromissione
Champions-Europa League brucia e pure tantissimo, ma siamo anche
consapevoli che lo scotto pagato faccia parte di un processo di crescita
notevole, di una maturazione in pieno svolgimento. Abbiamo perso è
vero, ma abbiamo messo nel nostro bagaglio un'esperienza che potrà
servire per tornarci, in Europa, e andare a riprenderci quello che ci è
stato tolto».

Nella foto Pegaso, l'allenatore della Sampdoria Mimmo Di Carlo.

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