Jonathan Biabiany, il gol-Mondiale e una vita di corsa
Dalla banlieue parigina al tetto del mondo, sempre a gambe levate. La storia dell'esterno d'attacco originario della Guadalupa che, dopo Inter, Chievo, Modena e Parma, adesso sfreccerà in blucerchiato.
Un solo gol nerazzurro ma che gol. La storia, seppur non confermata, narra che a Basse-Terre gli abbiano addirittura dedicato una via. Suona strano, ma è così. Suona strano perché Jonathan Ludovic Biabiany, intestatario di una strada nel capoluogo del Département d'Outre-Mer di Guadalupa, non fa il politico né l'astronauta né il poeta, ma prende soltanto a calci un pallone di cuoio. E soprattutto non ha ancora compiuto 23 anni. Potere di un ragazzo della banlieue parigina che delle Antille porta il sangue e il colorito; un ragazzo balzato agli onori delle cronache per un gol all'85' contro i congolesi del Tout Puissant Mazembe. Eccessivo? Forse se non si mettesse in chiaro un piccolo, grande particolare. Tipo che allo stadio "Seikh Zated" di Abu Dhabi si stava disputando la finale del Mondiale per Club 2010 e che Jonathan indossasse la maglia numero 88 dell'Inter pluricampione.
Canarino. Allora cominci a capire. Capisci che per essere stato là sul tetto del mondo quell'esterno d'attacco deve saperci fare, e che alla Sampdoria devono averci visto giusto. Già, la Sampdoria. Non appena s'è fatta sotto, Biabiany non ci ha pensato su un attimo: nel gennaio di 3 anni fa, il diesse Doriano Tosi, suo grande estimatore, l'aveva voluto per rafforzare il Modena e l'operazione aveva sorriso a entrambi. In un campionato e mezzo da canarino, in Serie B, Joe gioca 53 partite segnando 9 gol. Non male per uno che si sente seconda punta ma di mestiere viaggia sulla fascia – destra o sinistra fa poca differenza – e che, tra l'altro, sostiene di dover migliorare molto sottoporta.
Caso. Di progressi, negli anni del vivaio interista, raccontano di averne visti tanti. Raccontano di Pierluigi Casiraghi – omonimo dell'ex centravanti – e di come un po' per caso lo ha scovato nei sobborghi di Parigi. L'aereo dell'osservatore di via Durini atterra in anticipo nella capitale: quale occasione migliore per dare una scorsa a un torneo amatoriale? Biabiany ha 16 anni e porta ancora il cognome della madre: Begora. La sua squadra, il Blanc-Mesnil, è andata sotto all'intervallo per 4-0. Nella ripresa, Joe cambia letteralmente passo, firma un poker e la fa da padrone nella vittoria finale per 6 o 8-4, qui le cronache discordano. Concordano, invece, sul fatto che Casiraghi decide di andare via proprio tra un tempo e l'altro. Si perde il poker, ma ormai sa già tutto.
Corsa. A buon intenditor pochi minuti bastano eccome e il destino del giovane esterno destro cresciuto col mito di Thierry Henry si tinge di nerazzurro. Due settimane dopo quella partita, Jonathan è già a Milano coi genitori a firmare il suo contratto da semiprofessionista. Tutto così in fretta, tutto così bello. Andare di corsa, a gambe levate, una filosofia di vita. La velocità, lo scatto, l'accelerazione, retaggi di un breve passato da atleta: 6 mesi, a 12 anni, di gare stravinte prima di scoprire il pallone. Pallone che dai piedi glielo togli a fatica. Il fisico compatto e la muscolatura da centometrista – pare raggiunga anche i 28 km/h -, unite a un dribbling fulminante, lo rendono tanto imprendibile quanto fantasioso.
Scheggia. Per conferme basta chiedere ai vari Fiorillo, Rossini e Koman, sfortunate comparse di una finale Scudetto Primavera decisa da un rigore-fantasma trasformato a tempo scaduto da Balotelli. Oppure domandare a un certo Roberto Mancini, colui che 5 mesi prima di quella finale a Bressanone, l'aveva buttato nella mischia nei quarti di Coppa Italia, contro l'Empoli a San Siro. Al 31', il cinque glielo batte Figo. Altri pochi minuti, ma da autentica scheggia, illuminano gli occhi del patron Moratti, che in estate decide di mandarlo in prestito al Chievo fresco di retrocessione in cadetteria. Coi mussi, però, non si vola e il 31 gennaio '08 Biabia passa al Modena.
Scatto. Sulla via Emilia, il talentuoso Joe taglia i capelli e rinasce, prima agli ordini di Zoratto, poi a quelli di Apolloni. E convince il Parma del presidente Ghirardi a puntare su di lui. Mourinho vorrebbe testarlo ma alla fine concorda sul salto, pardon, sullo scatto in avanti. Scatto sì ma graduale e il francesino della Guadalupa, sulle orme del conterraneo Lilian Thuram, abbraccia il terzo gialloblù in carriera. Stagione 2009/10, il matrimonio – dapprima in prestito quindi in compartecipazione – è felice: al primo anno di A colleziona 29 presenze (più una in Tim Cup) e 6 gol. Due su tutti? Beh, la doppietta a Marassi contro una squadra rossoblù…
Aria. Numeri e prestazioni, una crescita costante. Estate 2010: sì, è il momento di farlo rientrare. La metà ceduta in inverno per Mariga torna di proprietà del club fresco Campione d'Europa perché all'Inter del triplete la pensano tutti allo stesso modo. Tutti compreso il neomister Benitez, che all'ala concede fin da subito una fiducia illimitata. Da panchinaro, Biabiany conquista la Supercoppa Italiana e perde quella Europea; poi gioca in campionato (14 gettoni), Champions (5) e 13 minuti del 3-0 finale di un happy end mondiale. Primo centro, coppa al cielo e via a Basse-Terre non bastano al subentrato Leonardo. Così Biabia torna a essere uno dei tanti e il desiderio di volare si traduce in cambiare aria. Gennaio '11, poche ore fa: aria pulita, aria di Doria.
Jonathan Ludovic Biabiany: la scheda
Luogo e data di nascita: Parigi (Francia), 28/04/1988
Altezza: cm 175
Peso: kg 70
Ruolo: centrocampista
Stagione | Squadra | Presenze | Gol |
2010/11 | Inter (Serie A) | 14 | – |
2009/10 | Parma (Serie A) | 29 | 6 |
2008/09 | Modena (Serie B) | 38 | 8 |
Gen. 08 | Modena (Serie B) | 15 | 1 |
2007/08 | Chievo (Serie B) | – | – |
2006/07 | Inter (Serie A) | – | – |
2005/06 | Inter (Sett. Giov.) | – | – |
Nella foto Pegaso, Jonathan Biabiany scatta con la maglia dell'Inter.