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Garrone per lunedì

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Garrone per lunedì

Se ritorniamo alle promesse alla fine del campionato nefasto, visto tutto il divenire è un risultato doppiamente straordinario?

«L'impegno l'avevo preso e l'abbiamo mantenuto: è stato molto più difficile di quanto non pensassimo, ma come tutte le cose difficili è stata una grande gioia. La soddisfazione della serata di Varese è stata enorme, proprio per come ci si è arrivati. Ora siamo di nuovo in Serie A e stiamo lavorando per fare una Sampdoria solida e per far si che questo avvenga, abbiamo lavorato per rafforzare anche la struttura societaria e adesso sono molto più tranquillo rispetto ad un anno fa».
Però
già un anno fa 17.000 e rotti tifosi avevano dato fiducia alla
società?
«Abbiamo
avuto anche un grandissimo sostegno nelle partite in casa e anche in
un buon numero in trasferta che poteva essere di più a causa del
problema della tessera del tifoso o per mancanza di posti disponibili
in alcuni stadi della Serie B, come a Varese nell'ultima gara dei
play-off, anche nella prima parte di campionato, quando le cose non
funzionavano. Imprese come quella della passata stagione si ottengono
soltanto se tutte le componenti lavorano per lo stesso obbiettivo,
con grande coesione e si è ripartiti con questo spirito, che è il
punto di partenza migliore per far bene anche in Serie A».

Una
promessa mai più in Serie B si può fare?
«Il
danno che ha procurato la serie B, non solo morale ma soprattutto
economico, è stato tale che non possiamo permetterci si ricadere in
Serie B. Più che una promessa, è una necessità. Però se il
campionato di A non sarà competitivo al vertice, sarà molto
competitivo da metà classifica in giù. La fascia delle squadre che
possono rischiare di essere in pochi punti, saranno almeno una
dozzina, si dovrà stare il più possibile nella parte alta, anche se
la parte altissima non ci riguarda per il momento, anche se in tutti
i campionati ci sono delle sorprese e a giro potrebbe capitare anche
a noi di essere una sorpresa, ma l'obbiettivo è ridurre al minimo di
essere invischiati nella parte bassa della classifica».

Tornate
a prendere posto anche in Lega: voi che siete stati all'avanguardia
per la costruzione dello stadio, qual è la vostra agenda in sede di
governo del calcio?
«Si
dovrà arrivare necessariamente, almeno entro quest'anno, a
ridefinire la governance della Lega di Serie A. Attualmente viene
portata qualunque proposta in assemblea di Lega e mi sembra un po'
complicato, deve ripensata la governance della Lega. Per il futuro
del calcio italiano credo che di debba chiudere l'accordo con
l'Associazione Italiana Calciatori per rendere più flessibili i
contratti e credo che ci stiamo arrivando e poi c'è la legge sulla
costruzione degli stadi di proprietà e la speranza e che si possa
velocizzare l'attuazione di questa legge, per essere competivi,
consolidando il patrimonio delle società, rendendolo più stabile, e
avere maggiori introiti. Chi arriverà primo alla costruzione degli
stadi, ne ricaverà sicuramente dei vantaggi anche in termini di
risultati sportivi».

Che
lezione è rimasta dopo gli errori che hanno portato la Sampdoria in
B?
«La
lezione della retrocessione a me ha dato un'indicazione molto chiara,
sulla quale ho lavorato tutto quest'anno che ci siamo lasciati alle
spalle: in qualsiasi azienda, bisogna avere competenze giuste e ruoli
chiari, persone giuste al posto giusto. Nell'anno della retrocessione
c'è stata qualche defezione sotto questo punto di vista».

«È
fondamentale la pancia oltre che la testa e quindi le gambe.
Nell'anno della retrocessione avevamo un gruppo che per una serie di
vicende (Cassano, Pazzini) s'è ritrovato a dover lottare per un
obbiettivo che non era quello per il quale era stato costruito. Era
un gruppo a cui mancavano le componenti caratteriali per lottare
nella seconda parte di stagione per la salvezza. All'epoca sono stati
fatti degli errori di valutazione, quest'anno invece a gennaio
abbiamo portato elementi di temperamento e carattere».

La
squadra di quest'anno per lei è già pronta per affrontare la Serie
A?
«Credo
che sia giusto che le valutazioni le faccia l'area tecnica. Come
società posso dire che da qui al 31 agosto abbiamo ancora tempo per
operare sul mercato, visto che il mercato è piuttosto bloccato e
penso che negli ultimi 15 giorni si potrà assistere al mercato vero.
Lo stesso Milan dopo aver effettuato quell'operazione enorme in
uscita, sta attuando una strategia attendista. Abbiamo 40 giocatori
in organico e dobbiamo innanzi tutto sfoltire e nel frattempo tenere
contatti sul mercato per vedere in accordo col mister quali innesti o
miglioramenti fare, non bisogna per dimenticare che oltre agli
acquisti di Maxi Lopez e De Silvestri, anche i riscatti di Costa,
Eder e Renan sono da inserire alla voce acquisti, perché sono stati
ritenuti importanti per affrontare il campionato di Serie A. Ad
esempio Renan potrà essere una sorpresa».

Si
può dire che la Sampdoria cerca sul mercato talenti giovani
affamati?
«è
compito dell'area tecnica individuare i giocatori giusti, rispettando
il nostro budjet. Non facciamo differenze tra italiani e stranieri,
perché il mercato è globale e sarà così anche sul settore
giovanile. L'età non è detto che sarà sempre giovane, il mercato
cambia ogni giorno: servono elementi adatti al sistema di gioco della
Sampdoria e soprattutto da Sampdoria».

Che
campionato sarà il prossimo per la Sampdoria? Che obbiettivi si
pone?
«L'obbiettivo
primario è una salvezza serena, senza troppi patemi d'animo, perché
abbiamo bisogno di consolidarci. Questo è l'anno zero della nuova
Sampdoria, l'anno scorso non va considerato l'anno zero, è stato un
anno per rimediare agli errori commessi, facendo delle scelte mirate
all'obbiettivo di tornare esclusivamente in Serie A, compresa la
scelta di sostituire Gianluca Atzori con Beppe Iachini, perché
abbiamo ritenuto che potesse essere l'allenatore giusto per riportare
la Sampdoria nel massimo campionato. Con Iachini abbiamo fatto un
contratto di 6 mesi con prolungamento di 1 anno in caso di
promozione, ma abbiamo dovuto fare una scelta, seppur dolorosa, che
riteniamo adatta a proseguire il percorso che abbiamo intrapreso,
quello di consolidare la categoria e il rafforzamento della società».

Impianto
di allenamento: ci sarà un ampliamento del "Mugnaini" o si
cambierà?
«Bogliasco
è il centro sportivo storico, abbiamo una concessione che scade fra
qualche anno, ma sappiamo che abbiamo bisogno di un centro sportivo
con più campi, per costruire talenti del futuro. Bogliasco è
sufficiente oggi, ma non è adeguata per il futuro. Abbiamo iniziato
a parlare col sindaco di Bogliasco per un eventuale ampliamento: c'è
teoricamente la possibilità di ampliare Bogliasco, ma guardiamo
anche ad altre ipotesi che non siano Bogliasco. Bisogna guardare
all'entità dell'investimento. Rinaldo Sagramola è forse uno dei più
grandi esperti di centri sportivi: gestiva la Borghesiana, a Vicenza
ha costruti un centro sportivo d'eccellenza, idem a Palermo, quindi
abbiamo affidato a lui di esaminare dati. Non c'è urgenza, ma
bisogna guardare anche sul lungo termine: non si può prescindere da
un centro sportivo moderno. Altrimenti non si spiegherebbe perché
altre società si organizzano in questo senso, proprio per costruire
i talenti del futuro».

Si
punta molto sui giovani: la Sampdoria proverà a portare avanti il
modello Udinese?
«Questo
è un gruppo che ha un'età media molto bassa. Stiamo già lavorando
da tempo, c'è un accordo di collaborazione sportiva che lega la
Sampdoria col Portogruaro e ci muoveremo anche in altre direzioni.
Bisogna creare alleanze strategiche, sia in Italia che all'esterno,
per creare un network di osservatori e altri mercati per individuare
talenti, ma sono sistemi che non si creano in poco tempo. Ci vogliono
anni per realizzare modelli simili a quello dell'Udinese».

Anche
a livello di lega farete qualcosa per riportare tifosi negli stadi?
«Abbiamo
lavorato molto sia col presidente Abodi della Lega B per cercare di
volta in volta con le squadre ospitanti e l'Osservatorio sulle
Manifestazioni Sportive di allentare la maglia delle restrizioni. A
volte ci siamo riusciti, ma le restrizioni degli impianti non ci ha
permesso di portare quanti tifosi avremmo voluto al nostro seguito.
Ci vorrà un po' di tempo, ma credo che il concetto della Tessera del
Tifoso si supererà quando si capirà che non dovrà essere una carta
di credito o uno strumento di marketing (cosa che peraltro la
Sampdoria non ha fatto) e la codificazione dei tagliandi, quindi ogni
biglietto, piuttosto che ogni abbonamento si riferirà ad un nome e
cognome e ad un indirizzo. Al momento però non so fare delle
previsioni in termini di tempo, anche se penso che pian piano la
situazione stia migliorando. Il primo obbiettivo è riempire gli
stadi, non svuotarli».

Ha
invidiato il Milan per aver condotto la cessione di Thiago Silva e
Ibrahimovic?
«L'Italia
è più povera, così come l'Europa. I soldi che girano nel calcio
sono la conseguenza di come vive un Paese. Se il Paese è in
difficoltà è giusto ridimensionare le spese, credo sia una
conseguenza logica, Si ridimensioneranno anche gli altri, non solo il
Milan. Non a caso l'operazione del Milan è stata fatta con una
società il Paris Saint Germain che è gestita da una società che ha
soldi e che viene da uno dei paesi più ricco del mondo, ma non è
detto che non sarà un sistema calcio ugualmente divertente. Anche
prima dell'ingresso prepotente delle televisioni nei budjet delle
società il calcio era divertente».

Settore
Giovanile: cambiamenti nell'assetto dei dirigenti e Allievi che hanno
vinto?
«Il
cambiamento tra l'anno scorso e quest'anno è stato un cambiamento
che non ha niente a che fare con le capacità delle persone: Lupo e
Pizzoli hanno svolto un lavoro straordinario. È stata una scelta
organizzativa, ma abbiamo deciso che l'area tecnica che segue la
prima squadra, deve cordinare in prima persona la gestione dai
sedicenni in su, quindi le competenze di un manager come Lupo
rischiavano di essere ridotte, quindi ci è sembrato giusto cambiare,
per non togliere a lui parte dell'attività che doveva svolgere. Per
questo motivo è stato rivisto il ruolo dei collaboratori del settore
giovanile. Il Settore Giovanile è dai Piccoli Amici ai Giovanissimi
Regionali, dai Giovanissimi Nazionali in su devono essere osservato
direttamente dai tecnici della prima squadra e seguire lo stesso tipo
di gioco come fa il Barcellona».

Non
è stanco di rispondere alla domande su un eventuale ritorno di
Antonio Cassano alla Sampdoria
«Le
domande su Cassano saranno il tormentone dell'estate e forse andrà
avanti anche dopo».

Cosa
pensa dei rumors sul derby di ritorno di due stagioni fa?
«Il
derby di 2 anni fa è stato il peggiore della mia vita, sono doriano
da quando avevo 4 anni ne ho visto molti, non tutti, ma molti. Peggio
di quello perso con i tre gol realizzati da Milito. Peggiore perché
ci giocavamo la permanenza in A e q uella sconfitta ci ha
praticamente condannati alla retrocessione. È stata la mia prima
conferenza post-gara e ho dovuto praticamente confermare che saremmo
retrocessi, per questo preferisco non parlarne mai più di quella
partita per il male che mi ha fatto e per la sofferenza che ha
procurato a me, alla mia famiglia e a tutti i tifosi. La nostra
posizione è sempre la stessa: la Sampdoria non ha nessuna
responsabilità in questa vicenda, spero che i tesserati della
Sampdoria coinvolti in questa vicenda ne vengano fuori bene. Da
sempre, la trasparenza fa sempre parte del nostro modo di fare
calcio, se scoprissimo che qualcuno sgarra, verrà punito dalla
società. Spero che venga fatta chiarezza in tutti i filoni e che la
giustizia faccia il suo corso. La speranza è che in futuro il calcio
non venga più inquinato da fatti del genere, piuttosto prevedere dei
meccanismi che tutelino le società, per prevenire questi fenomeni,
perché le società sono vittime di questi fenomeni. Magari
introdurre delle sanzioni severe come quelle che puniscono il
doping».

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