Bellucci entra nel Settore Giovanile: «Grazie Samp, torno a casa»
Sì,
che ti ho riconosciuto qui, dagli occhi. Occhi vispi, chiari e
sinceri. Gli occhi di Claudio Bellucci, la stessa voglia, la stessa
energia di quand'era un ragazzino e con la maglia blucerchiata
addosso faceva soltanto intravvedere quello che poi sarebbe diventato: un
grande calciatore. Tra poche settimane, Bello quella maglia se
la metterà di nuovo e, da collaboratore tecnico del Settore
Giovanile dell'U.C. Sampdoria, dall'alto di oltre 500 partite da
professionista in carriera, proverà a crescere i Bellucci di domani.
A
Cla', ci risiamo già. Terzo ritorno in blucerchiato in 38 anni di
vita. Allora è una mania?
«Visto?
Ce l'ho fatta anche stavolta a tornare. Sono contento, perché, di
fatto, torno a casa. Ritrovo tanti amici, tante persone care e lo
stile che ha sempre contraddistinto questa società. Spero di essere
all'altezza, perché si tratta di un ruolo molto importante».
Un
ruolo particolare e suggestivo, che ti permetterà di spaziare tra
diverse leve.
«Mi
piace molto questo compito, in cui rivedo un po' ciò che avevo fatto
io quand'ero nelle giovanili della Samp. Cercherò di insegnare
qualcosa a livello tecnico, di trasmettere la mia esperienza, ma non
solo: ai ragazzi spiegherò che giocare per questi colori sarà
sempre un qualcosa di eccezionale. Il senso di appartenenza, a mio
avviso, è fondamentale per imparare e crescere».
Il
tuo senso di appartenenza è sempre stato esplicito.
«Devo
ripetermi spesso. Ad ogni intervista lo dico ma è davvero così: la
Sampdoria per me è stata una scuola di vita oltre che di calcio. Io
e la mia famiglia siamo cresciuti a Genova e nessuno di noi, pur
abitando a Roma, ha avuto il minimo problema ad accettare un nuovo
trasferimento».
Tuo
figlio Riccardo sarà al settimo cielo…
«Beh,
lui è un tifoso sfegatato. Quando l'ho chiamato per dirgli che era
andato tutto bene era più contento di me».