Gabbiadini si presenta: «Spero sia l’anno della svolta»
«Era
il nostro primo obiettivo. Oggi comincia una nuova avventura, spero
ricca di soddisfazioni, per lui e per noi».
Oltre ad apparire assai compiaciuto, Carlo Osti usa parole chiare e
concrete nel presentare Manolo Gabbiadini. «Sembrava
potesse non essere facile – continua il direttore sportivo
blucerchiato -, e invece siamo riusciti a portarlo con noi, facendo
un investimento importante. Manolo lo conosco bene: fece con me il
primo contratto da professionista all'Atalanta e so che ha tutti i
requisiti morali e tecnici per poter piacere a Delio Rossi».
Decisione.
Il diretto interessato sorride e non nasconde la propria
gratificazione. «Il
merito del mio arrivo è soprattutto della società – racconta
Gabbiadini ai giornalisti che affollano la sala stampa del “Mugnaini”
-. La Samp mi ha voluto a tutti i costi e questo mi ha spinto a
prendere la decisione. Mi hanno parlato tutti bene dell'ambiente, dei
tifosi e dello stadio; so che c'è una storia dietro e sono contento
così. Oggi è il compleanno di Vialli? I paragoni non mi piacciono,
diciamo che casco bene».
Amici.
«Io sono alla Sampdoria, non mi preoccupo di essere in comproprietà
– prosegue l'attaccante -. Penso a far bene tutto l'anno così come
tutta la squadra. I compagni? Qualche giocatore lo conoscevo già
grazie alla Nazionale: dentro siamo avversari, poi fuori siamo tutti
amici. Il numero di maglia? Ce ne sono tanti che mi piacciono,
vedremo».
A
mille. Alla domanda sulla maglia azzurra dei grandi, l'ex bolognese
risponde sincero: «Al Mondiale non ci penso. So che ogni allenamento
lo faccio a mille e che cerco di dare il massimo ad ogni partita. Non
resta che allenarsi bene.
Prima
o seconda punta? Dipende dal modulo, ma quel che conta è aiutare la
squadra. Ho sempre fatto la punta, mi piace fare la punta, ma posso
adattarmi senza problemi».
Fiero.
Certo è che le responsabilità aumentano. «Arrivi ad un certo punto
che devi crescere – ammette Manolo -. Fare la prima punta alla Samp è
una responsabilità che mi sono preso. Spero sia l'anno della svolta.
Rossi lavora con i giovani? So che il
mister è molto bravo, mi ha voluto a tutti i costi e questo mi rende
fiero. Ci siamo sentiti e ho capito che, sia io sia lui, non siamo di
molte parole: preferiamo entrambi far parlare il campo».