Rossi e le tre “a” per la sua Samp: «Voglio altruismo, ambizione e appartenenza»
Venticinque minuti di parole, le prime rilasciate ai giornalisti in quest'inizio di stagione. Venticinque minuti di Delio Rossi, che ha inaugurato il tradizionale appuntamento delle conferenze stampa del venerdì proprio a ridosso della quarta seduta in programma al "Mugnaini", l'ultima al pomeriggio prima della partenza per Bardonecchia. Numerosi gli argomenti toccati dal tecnico blucerchiato con la sua ormai proverbiale sagacia dialettica.
Tripla "a". «L'anno
scorso sono arrivato a dicembre, mi è stato chiesto di iniziare un
percorso e salvare la squadra. E abbiamo centrato l'obiettivo. Con la
società abbiamo scelto dei giocatori che devono avere tre
caratteristiche: fame, talento e passione. E poi devono avere la
tripla "a", devono essere altruisti, ambiziosi, perché dovranno
affrontare squadre più forti, e soprattutto devono avere senso di
appartenenza, devono essere consapevoli di giocare in un grande club,
con una storia, un blasone, e che secondo me può avere un futuro.
Tutto questo è stato fatto in linea teorica, poi serviranno le
conferme sul campo. Qualche ruolo andrà colmato, e il gruppo andrà
anche sfoltito».
Salvarsi.
«Quest'anno
abbiamo fatto delle scelte in linea con la passata stagione, scelte
anche affascinanti da un certo punto di vista. Dovremo essere bravi
tutti, io in primis, ma credo dovrà esserlo anche l'ambiente. Non
puoi avere dei giovani che siano allo stesso tempo bravi ed esperti.
Potremo colmare questo gap di esperienza con altre caratteristiche.
L'obiettivo? Salvarsi
in anticipo rispetto all'anno scorso e divertirsi un po' di più.
Però non basta prefiggersi degli obiettivi, bisogna anche
raggiungerli».
Serie
A. «Mi sembra ancora
presto per valutare la prossima Serie A. Sicuramente il nostro
campionato non è il più bello del mondo, ma è di sicuro uno dei
più competitivi, e rispetto al passato arrivano giocatori forti ma
dall'età più giovane».
Modulo.
«Tutti
hanno un sistema di gioco preferito, ma dobbiamo adattarci alla
realtà in cui lavoriamo. Penso che continueremo sulla falsariga
dell'anno scorso, tentando di migliorarci. Sicuramente la nostra è
una squadra ringiovanita, ma sarà il campo a dire se ci siamo
rafforzati o indeboliti».
Singoli.
«Gabbiadini
è un giocatore giovane, già con qualche anno di Serie A alle
spalle, un ragazzo che può senza dubbio migliorarsi a patto che
venga supportato da tutta la squadra.
De Silvestri? La
sua voglia di rimanere può essere un esempio, come lo sono
anche i tanti ragazzi che, come Eramo e Regini, sono usciti dal
settore giovanile, sono andati a giocare in altre squadre e ora sono
rientrati. Salamon in difesa o a centrocampo? L'ho
voluto per entrambe le caratteristiche. Voglio che i miei giocatori
si mettano a disposizione senza condizioni, starà a me trovare loro
la collocazione più congeniale».
Argentini.
«Nella mia gestione Romero ha avuto un periodo in cui ha dimostrato
le sue qualità e un periodo in cui lo ha fatto meno. Però le
qualità ha dimostrato di averle, per quanto mi riguarda, adesso
Sergio è il portiere della Sampdoria. Rodríguez?
Spero sia arrivato il fratello giusto: mi aspetto cose diverse da lui
rispetto alla passata stagione».
Pedro
e Nenad. «Io penso che Obiang e Krsticic siano l'emblema dei
giocatori giovani, ambiziosi e con un forte senso di appartenenza.
L'anno scorso il reparto migliore è stato il centrocampo, e
quest'anno sarà un ulteriore step: essere quelli dell'anno scorso
non basta».
Esperienza.
«Penso si possa migliorare solo se si lavora, e noi dobbiamo
lavorare meglio e più degli altri.
È possibile che la rosa sia integrata con calciatori più esperti?
Esperienza
non è sinonimo di qualità, ci vuole un giocatore adatto che venga a
completare la rosa. Non è detto che la punta che verrà sia una
punta esperta, non è neanche detto che arrivi se non ce ne sarà
bisogno».