Giornalista per un giorno: vince Marco, giovane cuore della Sud
Una menzione speciale tra i tantissimi che ci hanno scritto la meritano Benjamin, marsigliese e doriano che si scusa per il suo italiano, e Matteo da Varazze, con i suoi 12 il più giovane partecipante al concorso. Ma il vincitore di "Giornalista per un giorno" è un altro: si chiama Marco Losno, è giovane anche lui perché domani spegnerà 16 candeline, abita ad Alassio e, a nostro avviso, ha redatto il miglior articolo sulla serata del 3 agosto scorso.
Premio. Grazie al suo Nel nome di Duccio – racconto della presentazione
ufficiale e del Trofeo "Riccardo Garrone" che potete trovare di seguito
-, Marco si è aggiudicato il primo posto e
sabato sera al "Ferraris" potrà vivere tra Tribuna Stampa e mixed-zone il big-match Sampdoria-Juventus.
Un premio speciale, emozionante e soprattutto meritato. Leggere per credere.
Sul finire dell’800 nel mondo anglosassone, oggi rimasta soltanto appannaggio dell’etere un po’ "retrò" radioamatoriale, la sigla O.M., abbreviazione di "Old Man", aveva un profondo significato simbolico: identificava, infatti, una persona carismatica oltre la media, coerente e stimata, sempre tesa a raggiungere i propri obiettivi con determinazione ma esclusivamente se essi si presentano perseguibili transitando sui binari dell’onestà e della correttezza. Insomma, un esempio per tutti ed in special modo per i giovani. Riccardo Garrone era, anzi è, tutto questo: un vero Old Man, nel calcio così come nella vita.
Ed O.M., quasi a rendere omaggio al secondo presidente blucerchiato più amato di sempre, abbrevia oggi anche l’Olympique Marseille, blasonata e medagliata francesina del sud, arrivata a Marassi per contendere alla Sampdoria il primo trofeo giocato proprio nel suo ricordo, nel nome di Duccio.
Questo il pretesto. Denso di significati e ricordi, speranze e futuro. Ha chiamato a raccolta il popolo blucerchiato, quarantamila mani che applaudono a festa la maglia più bella del mondo; e ventimila teste che, nello stesso istante, volgono lo sguardo al cielo, convincendosi poi di aver scorto tra le nuvole gli occhi umidi di Riccardo e del suo amico Paolo che si commuovono un po’ ricevendo un’appassionata Lettera da Amsterdam.
Sud gremita in ogni ordine di posti, tribuna tirata a lucido e distinti che si allungano ricolmi di tifo fino quasi a toccarsi con la nord: ecco qua, la magica atmosfera cerchiata di blu è servita! E subito, snocciolati dai bravi presentatori, tutti i nomi dei protagonisti di questo anno che verrà: schizzano fuori ad uno ad uno dal sottopasso e si riuniscono poi, tutti insieme, in fronte alla gradinata già tutta imbandierata, a ricevere il saluto dei loro tifosi.
Tutti calorosamente applauditi, certo, ma ovazioni e commozioni forti riservate ai beniamini "un po’ più beniamini degli altri" (e gli altri non se ne abbiano a male…): Angelo, Angelo, Angelo Palombo, poi capitan futuro, Nenad Krsticic, con quell’impegnativo numero a due cifre sulla schiena … e poi ancora – tutto lo stadio – e lui quasi alle lacrime, Din don, din don, intervengo da Varese, ha segnato Pozzi gol!
Angelo emozionato come il suo primo giorno di scuola (blucerchiata), Nenad che assicura darà nuovamente il cuore per la maglia che si è tatuato sulla pelle (e c’era da dubitarne?), Nick felice e commosso finalmente di nuovo tra noi.
E ancora: la serietà e la sportività di capitan Gastaldello, Pedro Obiang il giovane intellettuale, Gabbiadini già l’idolo del gol; e a seguire tutti gli altri, divisi per reparti e poi uniti, in riga, vecchi e nuovi, a promettersi ed a promettere a noi tutti impegno, impegno e ancora impegno…
Infine Delio, l’uomo solo al comando, non di tappa ma di truppa: truppa giovane (molto) e ben assortita (abbastanza). Lui che il cuore dei tifosi l’ha già conquistato… e si sente!
Ora la foto di rito: spalle alla sud, così forse mi vedrò anch’io domani sul giornale, mentre agito da dietro la sciarpa degli Ultras.
Questo è quanto dice il cuore. Poi si gioca, ed è tutto un altro discorso. Ma festa doveva essere? E festa è stata, fino in fondo: 4 a 3 per noi ed il futuristico trofeo plasmato nel metallo viene sollevato da mani blucerchiate. E così Presidente, come lieto fine di una storia d’amore, si alza verso il cielo. Verso di te.
Dall'inviato al "L. Ferraris" in Genova, Marco Losno (a pochi giorni dal suo sedicesimo compleanno).