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Mihajlovic fa il “brutto”: «Più sono grossi più fanno rumore quando cadono»

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Mihajlovic fa il “brutto”: «Più sono grossi più fanno rumore quando cadono»

«Più sono grossi più fanno rumore quando cadono. E domani voglio sentire un sacco di rumore». Sinisa Mihajlovic carica la colt in conferenza stampa, facendosi ispirare da Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone. «Della Juventus non mi preoccupo – attacca il tecnico serbo, parlando del mezzogiorno di fuoco che attende la Sampdoria -, mi interessa molto di più la mia squadra. Andiamo in casa dei più forti: con rispetto ma non con paura, a viso aperto ma a muso duro. Possiamo essere battuti ma non partiamo battuti».

Lotteria. «Loro possono anche avere i colpi – premette Sinisa -, ma con voglia, determinazione, precisione, organizzazione, possiamo batterli. Questo è il bello del calcio: sa regalare sorprese». Un po' come il lotto. «Vincere allo "Stadium" è come trovare il biglietto vincente della lotteria – prosegue -, l'ultima squadra ad aver portato via i tre punti è stata proprio la Sampdoria. Saremmo ingenui a pensare che sia una cosa facile, ma possiamo farcela. Ci serviranno undici guerrieri».

Fortuna. Per vincere alle estrazioni, però, è necessaria soprattutto la buona sorte. «La fortuna non ci ha aiutato – dichiara l'allenatore ai giornalisti raccolti in sala stampa al "Mugnaini" -, per questo non chiediamo nulla. Facciamo conto sulle nostre forze. Loro sono primi con merito, ma noi siamo quarti con altrettanto merito. Anzi, ci mancano quattro o cinque punti, e senza rubare nulla. Abbiamo sbagliato un tempo a Cesena ed uno a Cagliari e ci sono costati cari».

Specialista. «Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso – dice Mihajlovic con fare militare -. Fare risultato a Torino è importante, ma chiaramente mi aspetto una grande prestazione, a prescindere da come possa andare a finire». E se finisse 3-2 per il Doria, con doppietta di Pirlo su punizione? «Va bene – risponde lo specialista dei calci da fermo, che si vedrebbe superato dal numero 21 bianconero nella classifica dei migliori tiratori su palle inattive -, l'importante è che domani la Sampdoria vinca».

Favoriti. Un anno fa, malgrado la sconfitta andata a referto, i blucerchiati misero una gran paura alla Juventus, che rischiò di mancare i tre punti. «Ogni partita fa storia a sé – analizza l'uomo di Vukovar -, ma rispetto all'anno scorso siamo cresciuti. Ora partiamo da favoriti in molte delle partite del campionato, cosa che prima non succedeva. Tuttavia, domani sarà la Juve a dover vincere, per cui per noi è un buon test per vedere a che punto è il nostro lavoro».

Apprezzamento. Mihajlovic poi stila la sua lista a Babbo Natale: «Domani voglio una Samp con intesità, grinta, gioco e organizzazione, proprio come al solito. Da Torino mi contattarono per fare l'allenatore? Io sono un riservato, anche se i colloqui in questo mondo ci sono. Un vanto essere considerato, sono però abituato a guardare avanti. Se qualcuno alla Juventus mi apprezza, voglio che lo faccia ancora di più dopo domani, quando avrà visto giocare bene il Doria. Sono orgoglioso di essere alla Samp e di continuare quanto iniziato un anno fa».

Cavalli. Non c'è televisione o giornale in cui non si parli delle squadre genovesi, questo è un vanto per chi ne fa parte. «Se in giro si parla di Genova vuol dire che c'è del merito – spiega l'allenatore blucerchiato -, perché non sono squadre di cui si parla a prescindere, nel bene e nel male. Bisogna essere contenti, e spero che questo andazzo continui sino alla fine, solo a posizioni invertite. Il campionato d'altronde è lungo e i cavalli vincenti si vedono solo a fine corsa».

Varie. Prima di salutare, Sinisa si confronta con della domande da varie ed eventuali: «Dubbi? Ci sono sempre dei dubbi, tutti sono in dubbio. Gabbiadini? Lui è come gli altri: tutti utili, ma nessuno indispensabile. Incertezza tra i portieri? Ma va, nessuna incertezza, semmai quella l'avete voi. Io sono sempre stato sicuro: ho due titolari, ma non posso metterli insieme. Prima dell'infortuno, era Viviano a scendere in campo dall'inizio, ora Romero. Poi magari si cambierà di nuovo». E di Cassano, è vero? Gli chiede qualcuno. «Hanno scritto che mi dimetterò nel caso torni – dice accigliato il balcanico -, ma perché dovrei?».

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