La storia di Luis Fernando Muriel, a Genova per sterzare
Cambio di passo travolgente, qualità
tecnica raffinata e quella precognizione di sapere sempre dove è la porta e dove finirà il pallone. Luis Fernando Muriel Fruto ha tutto per rientrare nella crema degli attaccanti del campionato
italiano. Come sul caffè caldo, prima di goderne a pieno bisogna però soffiare via i guai fisici che ne hanno frenato la parabola ascendente. La stoffa – raffinatissima – dei suoi muscoli è
made in Colombia. Per la precisione, di Santo Tómas,
un piccolo paese di suppergiù ventimila abitanti letteralmente
gettato sull'Atlantico. È da lì che Luis parte, valigia
sottobraccio, per intraprendere la sua avventura col pallone tra i
piedi.
Mischia. Prima di tutto, nel 2001, c'è l'Atlético
Junior di Baranquilla, dove, tra il via vai di navi che escono dal
porto, viene notato e
selezionato per entrare a far parte parte – nel 2008 – del Deportivo
Calì. Con los Verdiblancos, l'attaccante impressiona a tal punto
l'allenatore che, diciottenne, viene gettato nella mischia
della Primera A, la massima divisione nazionale, con risultati immediati e sorprendenti. Nove
gol in 11 gare e plichi di referenze positive che vanno e vengono
dal Sudamerica al Vecchio Continente. Il ragazzo è così chiamato al
grande salto e al telefono risponde che lui ci sta: è pronto.
Dall'altra capo del filo c'è l'Udinese, che gli mette sul piatto un
contratto da professionista.
Faville. La punta ha qualità, si vede, ma la Serie A ha regole spietate, fatte di tattica, fatica e tacchetti. Meglio la Liga, anzi meglio ancora la Segunda División. Così Muriel firma per il prestito al Granada, con cui prende confidenza con il calcio europeo. Nove presenze tra campionato e Copa del Rey, con promozione annessa. Nell'estate 2011 il c.t. Lara lo chiama per il Mondiale Under 20 proprio in Colombia, e lui fa faville: quattro gol e selezione condotta sino ai quarti, con prestazioni che consigliano all'Udinese di avvicinarlo a casa, almeno di qualche chilometro. E quindi Lecce. In Puglia trova una situazione di classifica che non fa dormire la notte e l'allenatore Di Francesco lo vede storto. Poi quando sembra che l'allenatore pescarese si sia deciso a puntare su di lui, ecco l'esonero e la panchina affidata a Serse Cosmi. Alla rese dei conti, un colpo di fortuna, perché Muriel con lui fa sette gol e ne suggerisce otto. Insomma, si prende gli occhi del mondo.
Udine. Il Lecce nel frattempo retrocede, e l'Udinese – che in Puglia lo aveva lasciato sì, ma solo in prestito – decide che è venuto il tempo di fargli mettere radici. Tutto bene? Non proprio, un problema fisico dopo la prima sosta di campionato lo restituisce a Guidolin solo a dicembre inoltrato. La punta – che dal 2012 ha anche iniziato a indossare la maglia dei Cafeteros di Pekerman – fa in tempo a scartare un gol prima di Natale contro l'Atalanta prima di dare avvio concretamente al suo torneo, concluso con 11 centri in 22 gare. Innestata la marcia, Muriel induce tutti a pensare che non possa fermarsi più, invece il campionato 2013/14 è pieno di forature dello stato fisico che ne ritoccano i numeri in negativo. Alla fine tra coppe e Serie A il numero di reti scende a otto.
Sterzata. Poi arriva il nuovo corso Stramaccioni, e sono ancora i muscoli a dire a mettere le pinze al talento colombiano. Poco riposo, tanto stress, soddisfazioni ridotte. È tempo di cambiare aria. E Genova serve proprio a questo: sterzare, a modo suo, come quando in un scatto ingoiò tutta la difesa del Napoli e piazzò il pallone alle spalle di De Sanctis. Per la prima volta di tante, finite in un elenco che vogliamo inizi presto a riaggiornare.