De Silvestri fa la storia: «Contento di aver firmato il gol 1.500 in casa»
«Entrare a fare parte della storia della Sampdoria è una soddisfazione». Lasciare il proprio segno alle generazioni che verranno fa un bell’effetto, lo dichiara Lorenzo De Silvestri in mixed-zone, appena un attimo dopo avere appreso di essere stato il marcatore del gol numero 1.500 in casa dei blucerchiati: «Non avevo letto sui giornali di questa cosa, ma è sono contento, nel mio piccolo ho fatto un po’ della storia di questa società. Come è nato il gol? In settimana ci avevo provato, e finalmente mi è riuscito di segnare su un corner: era tanto che ci provavo. E dire che l’angolo prima ero rimasto dietro a difendere».
Canzone. Quello che non possiamo garantire che finirà negli almanacchi è pure il balletto con Muriel. «Luis mi ha convinto una settimana fa che se uno dei due avesse segnato avrammo ballato – riporta ai giornalisti il laterale romano -; così a Bergamo lo abbiamo fatto dopo il suo gol. Questa volta è toccato a me. La canzone? Si chiama El Taxi, è di Pitbull, ma l’ha scelta lui, per cui chiedete a lui».
Carota. Chi difficilmente si metterà a ballare è Sinisa Mihajlovic, manco se da celebrare ci fosse l’Europa. «Non il mister credo che non lo farebbe – se la ride il numero 29 -, ma lui non è come appare: nello spogliatoio sa usare bastone e carota. Sa anche essere dolce e tranquillo, a volte». L’accantonamento della ritualità del ritiro ne è un esempio. «Trovo che sia una prova di maturità per noi – ammette -. Noi parliamo molto e abbiamo scelto di non farlo. A me personalmente cambia poco, visto che sono single. All’estero, poi, non lo fanno».
Attaccanti. Lollo si dice contento dell’interpretazione della gara e dell’apporto degli attaccanti, senza trascurare chi questa gara l’ha vista dalla panchina, in parte o integralmente: «Sono contento, abbiamo fatto una buona partita, anche se nel secondo tempo abbiamo mollato un pochino. Eto’o? C’è poco da dire: si è inserito benissimo nel gruppo, si impegna e dà consigli. Tuttavia non voglio parlare sono di lui: abbiamo tanti attaccanti forti, non solo i titolari di oggi. In panchina c’erano Okaka, Bergessio e poi Correa: tutti ottimi giocatori. Sono orgoglioso dell’attacco della Sampdoria».