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Mazzarri: «Non vedo l’ora che inizi questa partita»

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Mazzarri: «Non vedo l’ora che inizi questa partita»

E' il suo primo derby e Walter Mazzarri non nasconde le emozioni: «Devo rimanere lucido e freddo, ma l'aria che si respira è veramente unica. E so che possiamo creare parecchi problemi al Genoa».

22_mazzarriUn lungo botta e risposta, quasi mezz'ora davanti a una folla multicolore di giornalisti, macchine fotografiche, telecamere. La sala stampa di Bogliasco è appollaiata sopra il campo, di sotto si agita una folla blucerchiata che dalle 11 del mattino è lì, tra panini e cori, per celebrare un'attesa che manca dal 2002 e – parlando di A – si perde nella notte dei tempi. I canti arrivano fin su, passano le mura e strappano un sorriso a Walter Mazzarri: seduto al tavolo delle conferenze, aspetta il suo primo derby.

L'Aalborg è alle spalle, è l'ora di Samp-Genoa. Sensazioni?
«Avrei voluto vivere un'attesa diversa, avere più tempo per preparare la partita e possibilmente senza tutti questi problemi. Non mi piace ripeterlo troppe volte, ma è anche giusto sottolineare come stanno le cose: ho delle incognite, provo a recuperare dei giocatori ma non so che rendimento potranno garantirmi… Comunque quel che conta è non piangersi addosso, pensare positivo e trasformare l'euforia che si respira intorno al derby in energie da mettere in campo: resta pur sempre una partita di calcio, bisogna giocare bene la palla in possesso ed essere concentrati e cattivi in fase passiva. Senza farsi prendere dalle emozioni, dalla tensione, dalla voglia di strafare. Qualcuno non ha mai vissuto queste gare, e questa è un'altra piccola incognita. Ecco, le mie sensazioni sono queste».

Cosa rappresenta il derby per Walter Mazzarri?
«Io questa mattina sono arrivato alle 11, dovevo vedere i miei collaboratori per fare il punto definitivo della situazione, e sono stato subito assalito dai tifosi che erano già tutti qui al campo. Il mio ruolo mi impone di frenare le emozioni, ma onestamente è impossibile: siamo fatti di carne e ossa anche noi, e l'attesa la senti, la palpi, è uno stimolo forte. Dico questo: non vedo l'ora di essere in campo, che inizi questa partita».

Gioco a parte, e quello non ha deluso considerate le difficoltà e il fatto che siamo pur sempre a inizio campionato, la Samp non sempre ha fatto vedere quel carattere che il suo allenatore vorrebbe.
«Già, è così. L'unica scusante è che giochiamo ogni tre giorni e ci sono capitati mille infortuni, e queste cose influiscono. Prendete la situazione estrema: non mi era mai capitato di dover mettere un centrocampista (Palombo con l'Aalborg, ndr) in mezzo alla difesa… Inevitabilmente qualche stonatura c'è. Credo sia questo il motivo principale: è mancata la fortuna».

Questo derby è anche una sfida tra due modi di intendere il calcio simili, tra due allenatori che amano la difesa a 3 e vogliono veder giocare il pallone. Cambia qualcosa, ad affrontare una squadra più o meno vicina alla propria?
«E' evidente, ci saranno parecchi duelli uno contro uno. E chi ne vincerà di più avrà molte più occasioni di giocar meglio e, di conseguenza, di tornare a casa felice. Credo sia fondamentale limitare il gioco degli altri, trovare i punti deboli che ogni modulo e ogni atteggiamento hanno. Nello specifico ci entrerò solo coi miei ragazzi, a voi dico che qualche variante da provare ce l'ho e se la squadra mi segue qualcosa di diverso lo voglio provare».

Due nodi da risolvere: le condizioni di Volpi e la scelta del portiere.
«Vedrete in campo le mie decisioni. Tanto più che devo ancora parlare con i giocatori, sentire le loro sensazioni, capire che rendimento possono darmi. Sergio, comunque, sembra stia meglio: vedremo se può dare 50, 60 o magari 80».

Quanto conta la testa, in una partita del genere?
«Inutile nascondercelo, è una gara particolare. Al di là delle idee, delle convinzioni, è importante che i giocatori fisicamente e ancor più psicologicamente siano forti e pronti ad affrontare la pressione che il derby crea. In campo ci andranno quelli più idonei ad affrontare questa tensione».

Aiuta a preparare la partita, isolarsi?
«Sempre, non solo per il derby. Un allenatore deve essere lucido e freddo, soppesare ogni cosa, nascondere le proprie apprensioni, evitare emozioni e condizionamenti esterni. Io credo nel mio lavoro e nella logica, e voglio mettere in campo la formazione che penso paghi di più: quindi me ne sto da solo, rimugino un po' e prendo le mie decisioni. Sperando siano quelle giuste».

Quanto è strana l'aria che si respira intorno a questa sfida?
«E' qualcosa che non credevo possibile, lo ammetto. Mi ricordo quando sono arrivato a Reggio Calabria, tutti mi parlavano del Messina. Ma qui c'è un altro entusiasmo, un'altra pressione, un altro pathos. Si respira l'aria di una sfida importante, esageratamente importante. Li sentite i cori qua fuori? Difficile superare un'atmosfera del genere».

Però arriva troppo presto, questo derby.
«Lo dissi già quando uscirono i calendari: sì, è troppo presto. I meccanismi ancora vanno oliati, tante cose devono migliorare… L'avrei voluto alla decima, magari anche più avanti».

Viverlo alla quarta, però, gli toglie forse un po' di importanza.
«Qualunque cosa succeda a questo punto del campionato, questa gara non può essere né una svolta né un crocevia. Gli si dà un'importanza che va oltre i tre punti, ma sempre quelli sono in palio… Bisogna viverlo solo in funzione del nostro obiettivo e fare tesoro del risultato che uscirà, quale che sia».

Montella sta bene, e ha fame di derby. Meglio come trequartista o nel cuore dell'area?
«Lui è un centravanti di movimento, non ha problemi a stare defilato o con qualcuno a fianco: ha l'intelligenza e l'esperienza per risolversi da solo i problemi, anche imprevisti, che possono nascere. E poi ha lavorato come si deve, ha voglia. Lo avete visto: può giocare dove vuole».

Marcello Lippi ha detto: scelgo lui e Leon, sono loro gli uomini che possono decidere la partita.
«Come faccio a dirlo? Non mi garba questo gioco, a me basta solo che la squadra offra una buona prestazione e che questa coincida col risultato: e cioè che alla fine noi si abbia un gol in più. Chiunque segni».

Ma c'è qualcuno che toglierebbe al Genoa, potendo?
«Non entro nemmeno in questo, di gioco. Io guardo la mia squadra e il rendimento dei miei giocatori, e so che se facciamo al meglio le due fasi per gli altri sarà dura».

Ultima domanda. Antonio Cassano: i tifosi lo vogliono, lui si allena. E' pronto?
«Lo guarderò oggi. Ha un'autonomia di venti minuti, ma se non è imballato e si sente bene lo vorrei convocare, sì».

Nella foto Pegaso, Walter Mazzarri: per lui è il primo derby della Lanterna.

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