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Franceschini: «Orgogliosi di tutto quel che abbiamo fatto»

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Franceschini: «Orgogliosi di tutto quel che abbiamo fatto»

Una stagione cominciata ai margini ma vissuta poi da protagonista: Daniele Franceschini si racconta in esclusiva per sampdoria.it. «Il ricordo più bello? Non ci piove: la vittoria nel derby».

30_cassanofranceschiniVedi come vanno le stagioni, a volte? Quella della Samp era nata storta, poche storie: l'Intertoto a portar via energie, infortuni su infortuni, un allenatore nuovo per un gruppo nuovo con tutte le difficoltà del caso. Poi la Uefa, inseguita un'estate intera e persa in due notti sciagurate. E lui – Daniele Franceschini – messo ancora peggio. L'annata migliore della carriera dimenticata più o meno da tutti e l'etichetta di esterno buono solo per il 4-4-2 appiccicata addosso: tradotto, tanta panchina e poco spazio.

Poi Mazzarri ha cambiato il centrocampo, ed è stata la svolta.
«Il merito è suo, suo e della società. Hanno tenuto conto solo di quel che facevo in allenamento, del mio lavoro: io sono nato e cresciuto lì, nel centrocampo a tre, e credo di aver dimostrato che è quello il ruolo in cui rendo meglio. Tanto più che da quando abbiamo cambiato modulo anche la squadra ha cominciato a ingranare, e sono arrivati i risultati».

Fino a mettere insieme una stagione che – Champions League o meno – nessuno poteva sognare.
«Lo dicono i fatti, il gioco della squadra, l'entusiasmo dei tifosi, l'aria che si respira in città. Stiamo lottando per l'Europa insieme alla Fiorentina e al Milan, abbiamo tenuto testa a Inter, Roma e Juventus… Certo, all'inizio è stata dura: un allenatore che ripartiva da zero, un nuovo modo di giocare e un gruppo da creare. Siamo stati bravi, sì: e il fatto che le cose sembravano girare storte, all'inizio, dà ancora più valore a quel che abbiamo fatto».

Tanto per parlar chiaro: Firenze era l'ultima occasione per sognare il quarto posto?
«Era un'occasione importante, inutile star qui a dir di no. Certo, per come si era messa è un peccato non averla portata a casa: ma era dura andare a vincere là, e tra Udinese e Fiorentina abbiamo comunque messo assieme quattro punti… Vogliamo esser realisti? Diciamo che la Champions League è più lontana, e che la Uefa adesso come adesso non deve sfuggirci: e questo vuol dire che abbiamo veramente fatto tanto».

Uefa, allora. Con un calendario mica tanto semplice, e una finale di Coppa Italia che potrebbe semplificare la vita…
«A quella non dobbiamo nemmeno pensarci, guai: pensiamo solo a tener dietro l'Udinese, e se poi Inter e Roma andranno in fondo, beh, tanto meglio. Ma una cosa è certa: stiamo bene, nel girone di ritorno abbiamo corso più di tutti e vogliano arrivare in fondo senza mollare di una virgola».

E' il carattere di Walter Mazzarri, questo.
«E' che col mister ci siamo trovati bene fin dal primo giorno, e intendo con lui e con il suo staff. Questo rapporto ha pagato sul campo».

Così come ha pagato la decisione di credere in Cassano, che della Sampdoria è insieme volto e valore aggiunto. Quanto vi rende orgogliosi, però, pensare che anche senza uno come lui avete vinto e convinto?
«Tanto, davvero. Significa che siamo un grande gruppo, significa che abbiamo dei valori e siamo stati in grado di farli valere sul campo. Ma questo non vuol dire che si possa fare a meno di lui: Antonio è proprio di un altro pianeta, rende semplici cose che agli altri viene difficile anche solo pensare. Fa la differenza, punto e basta».

Non scherza neanche Maggio, a far la differenza…
«Gli riesce tutto, quest'anno. Ma d'altronde non è una sorpresa, i mezzi li ha: se solo cresce un po' tecnicamente e davanti alla porta impara a essere ancora più freddo Christian vale una maglia in nazionale».

Viene in mente il derby…
«Lì è stato la nostra croce e delizia (ride, n.d.r.), ma per fortuna alla fine l'ha messa dentro. E quello, non ci piove, è il ricordo più bello di tutta la stagione».

Nella foto Pegaso, la gioia di Daniele Franceschini e Antonio Cassano dopo un gol.

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