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Volpi lascia la Samp dopo sei anni: ciao Capitano

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Volpi lascia la Samp dopo sei anni: ciao Capitano

Sergio Volpi lascia la Sampdoria dopo sei stagioni che lo hanno reso un pezzo di storia blucerchiata. Il saluto della società al suo Capitano.

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Sergio Volpi è e sarà uno di
quei volti che significano qualcosa per i tifosi della Sampdoria. Uno di quei
faccioni che li vedi tanti anni dopo nelle fotone storiche che abbelliscono
presentazioni o cerimonie. E non lo si può mica dire per tanti. No, proprio no.
Non si tratta di roba da poco, mentre è facile leggere e ascoltare e spesso anche
affermare che le bandiere non esistono più, che i calciatori passano e che solo
i colori restano.

Tutti passano. In parte è così, perché Sergio Volpi calciatore passa. Sì,
come sono passati Vialli e Mancini. Non sarà infatti più il regista di
Orzinuovi a comandare il centrocampo blucerchiato la prossima stagione, né ad
indossare la fascia che per cinque anni è stata indiscutibilmente sua. Per
carisma, carattere, capacità, forza, simbolo.

Simbolo di un'era. Sergio Volpi passa, da simbolo di
un’era. Lo si diceva già da qualche tempo, lo si dice a maggior ragione adesso.
Primo acquisto della nuova Samp di Garrone – quella che riportò il Doria dove
deve stare -, primo capitano vero per una generazione di ragazzi, Volpi si è
fatto spazio a cannonate nei cuori dei sostenitori blucerchiati, guadagnando dopo
pochi mesi la fascia che era di Francesco Flachi e che sul braccio sinistro di
colui che negli anni è stato poi appellato “Il Capitano” ci è andata a finire
non per caso. Simbolo di un’era, soprattutto dopo la promozione in Serie A, faro
della squadra, tra i pochi interpreti veri, insieme ad un campione del mondo
come Andrea Pirlo, del ruolo di regista vecchio e nuovo stampo. Sergio Volpi è
stato per la Samp tutto questo e molto altro, che non è possibile raccontare in
così poco spazio.

Via. Via, ora, per una nuova avventura, al Bologna, lasciando una
città e una gradinata che lo hanno amato da subito. Cosa resta del Capitano? A
tutti qualcosa di soggettivo: una giocata, un lancio da chirurgo, una punizione,
una chiusura, un urlaccio ai compagni, un'intervista, un gol, quel
caracollare particolare del suo modo di correre, la dignità e la
professionalità con cui ha gestito gli ultimi mesi alla Sampdoria. Chi lo sa?
Sicuramente un’emozione. E anche qui non parliamo di roba da poco. Ecco, a dare
un’occhiata larga, Volpi calciatore blucerchiato accentra su di sé ricordi
incancellabili di tutto un momento storico, più che di uno singolo. Il ritorno
in Serie A, il ritorno in Europa, i derby sempre felici, le grandi sfide a
Marassi ed in trasferta. Sarà facile dire: «Quando c’era Volpi, che bella Samp!».

Indimenticabile. E’ per questo che quella figurina lì, quel numero lì, saranno sempre tatuati sulle
palbebre degli innamorati di Samp. E degli sportivi, in genere, che il Capitano
lo hanno apprezzato dall’esterno. D’altra parte, la Sud nell’ultima giornata
contro la Juve ha parlato chiaro: «Un Capitano, c’è solo un Capitano». Da oggi
ce ne sarà un altro, ma è grande cosa essere ricordato con la fascia al braccio
anche quando non ce l’hai più.

La riconoscenza della società. Lo sa la società, che ha lasciato libero Volpi in
segno di riconoscenza, nonostante il centrocampista fosse ancora vincolato al
club da un anno di contratto. Lo sanno il presidente Garrone e l’ad Marotta,
che in coro fanno così: «Va via un grande giocatore, soprattutto un grande uomo».

Ciao, Capitano. De Gregori lo citano sempre tutti, quando si parla di pezzi strappalacrime.
Però dice una cosa che sembra Sergio Volpi sputato e val la pena rischiare di
esser banali: «Un giocatore si vede dal coraggio, dall’altruismo, dalla
fantasia». Ciao Capitano.

Nella foto Pegaso, una delle mille sgroppate di Sergio Volpi in mezzo al campo con la maglia della Samp.

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