Lettera aperta del dottor Edoardo Garrone
Da ben nove anni ormai la mia famiglia ha il piacere e l’onore di guidare uno dei club più blasonati nel panorama calcistico nazionale. L’Unione Calcio Sampdoria in questo lungo lasso di tempo ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un orgoglio per tutti noi. Essere al timone di questa bella società comporta precisi doveri, infiniti sforzi in termini di energie ed investimenti ripagati negli anni dalla passione, dall’affetto e dalla gratitudine della gente sampdoriana. La Sampdoria rappresenta per noi, ed in particolar modo per mio padre Riccardo Garrone, un sentimento unico nel contesto di un impegno imprenditoriale che da sempre ci vede impegnati in primissima linea.
La Samp non è e mai sarà un peso per la famiglia di cui mi fregio di portare il cognome. È certamente un onere importantissimo per il quale non abbiamo fin qui lesinato il benché minimo sforzo o supporto. Un club – e non lo abbiamo mai nascosto – che per competere a buoni livelli ha fortemente bisogno di nuove forme di introito che non siano solo direttamente riconducibili alle entrate pubblicitarie, da botteghino o provenienti dalla ripartizione dei proventi televisivi.
È lo stadio l’unica vera fonte di nuove risorse economiche che potrà garantire in futuro alla Sampdoria di mantenersi ai livelli fin qui difesi e riconquistati in questi ultimi anni. Ed è questa la sfida che più noi abbiamo a cuore. Una sfida che però ci ha visto fino ad oggi combattere contro la miopia di una città conservatrice, ancorata alla difesa di antichi personalismi, paralizzata e vittima delle solite invidie e dei veti incrociati. Senza lo stadio la Samp non può pensare di continuare a sopravvivere in eterno al di sopra delle proprie possibilità.
In questi cinque anni in cui mio padre in prima persona ha posto la questione stadio in cima alle priorità di questo club, non si è mai levata una voce di aiuto, supporto e sostegno al suo progetto. Non da parte dell’amministrazione pubblica, non dagli enti preposti, né tantomeno – e lo dico con profonda amarezza – anche da quella stampa sempre in prima linea nel criticare e mai allo stesso modo solerte nell’offrire le dovute sponde ad una splendida idea concepita nell’ottica della crescita di un club, è vero, ma anche di una città intera. Abbiamo sempre dovuto lottare da soli in questa città sì bellissima, ma al contempo così ostile e difficile. E le lotte alla lunga stancano, specie se non portano al raggiungimento del benché minimo obiettivo.
Abbiamo in questi nove anni operato secondo una linea di condotta ben precisa e trasparente, priva di voli pindarici e di promesse disattese, ma invece ricchissima di certezze e garanzie atte a garantire il futuro di questo club. Questo è il nostro modo di pensare e di lavorare, da sempre. Questa è la famiglia Garrone. Con la sua etica e con la ferma difesa di valori quali la trasparenza, la moralità ed il rispetto delle persone e dei ruoli. Una famiglia che è anche e soprattutto un gruppo industriale tra i più importanti del nostro paese, costruito in più di 70 anni di duro lavoro ed impegno anche sociale, e senza mai perdere di vista questi (a nostro modo di vedere) sacrosanti valori. Un rispetto che riguarda anche le nostre forze economiche che mai abbiamo scialacquato o disperso in operazioni speculative e senza logica industriale.
Oltre 150 milioni di euro sono stati investiti nei nostri nove anni di Sampdoria e di gestione di questo club. Uno sforzo dinanzi al quale non ci siamo mai tirati indietro. E abbiamo continuato a farlo anche in questi ultimi quattro anni di profonda crisi economica che ha colpito pesantemente anche la ERG e le nostre attività nel settore energetico, generando preoccupazioni e imponendo sacrifici a noi, ai nostri dipendenti e alle loro famiglie. Anni che nonostante tutto hanno comunque regalato ai colori blucerchiati e a chi li ama grandi, grandissime soddisfazioni, specie se messe in relazione alle reali forze in campo. Un arduo compito portato avanti credendo fermamente che la vera forza della Sampdoria risiedesse nelle capacità delle sue risorse interne e nella professionalità del nostro gruppo dirigenziale. Forza imprescindibile alla quale si è sempre affiancata – anche nei momenti meno felici – quella dei tifosi con il loro entusiasmo, con la loro passione, con la loro "splendida diversità", come spesso in passato ha amato ripetere mio padre.
Una splendida diversità che tutti quanti noi speriamo possa manifestarsi anche in questo momento che nessuno nasconde possa essere non semplice. Possiamo comprendere tutto, dal disagio, alla delusione, al rammarico più sentito, alle critiche. Non potremo però mai accettare alcun genere di insulto. Per quello che siamo, per quello che da sempre pensiamo di rappresentare e per quello che intendiamo voler difendere. Certo il calcio è una azienda fortemente atipica, ma il momento delle scelte è arrivato per poter garantire certezze al futuro di questo sodalizio. Per il nostro progetto la Sampdoria non finisce il 28 gennaio 2011 con la cessione di Giampaolo Pazzini all’Inter, né tantomeno il 16 febbraio con una dolorosa sconfitta nel derby della Lanterna.
In questa stagione che finora non ci ha riservato grosse soddisfazioni sono stati commessi anche degli errori. Abbiamo sbagliato, come spesso capita a chi è chiamato ad agire con tempestività. Ne prendiamo atto e per quanto possibile cercheremo di non ripeterli perché è nostra intenzione che il progetto continui. Noi non abbiamo perso e non perderemo il nostro entusiasmo di fronte alle difficoltà perché sarebbe questo l’errore più pericoloso in cui non deve cadere chi ama la Sampdoria, i suoi colori e la sua storia. A partire dai tifosi blucerchiati, quelli che hanno sempre amato e cantato per il Doria anche nei momenti più difficili. I tifosi senza i quali nessun successo sportivo può trasmettere forti emozioni e voglia di dare il massimo.
I cicli nascono e si chiudono. L’importante è garantire continuità, sopravvivenza e successi alla società ed all’immagine della stessa. E impegnarsi a fare del proprio meglio. Per questo compito la famiglia Garrone è pronta, prontissima a proseguire nel cammino intrapreso senza minimamente pensare di voler fare un passo indietro.