19 maggio 1991. Com’era facile essere sampdoriani…
Com'era facile essere sampdoriani vent'anni fa. Vent'anni fa la storia si stava scrivendo davanti ai nostri occhi. Bella e limpida come nessuno l'avrebbe mai immaginata. Vent'anni fa a Marassi non passava uno spillo e il Lecce non ci faceva alcuna paura. Cerezo, Mannini, Vialli. Il finale è noto, lieto e tricolore. Visto, vinto, vissuto. Oggi sono passati vent'anni e oggi è un po' più difficile essere sampdoriani. O forse no. Almeno per i sampdoriani, quelli veri. Quelli che rimangono saldi sullo stesso carro, sia esso il carro dei vincitori, sia esso il carro degli sconfitti. Quelli che soffrono, cantano e macinano chilometri; quelli che sventolano bandiere e sanno ancora piangere per lei. Quelli che tutto questo lo faranno sempre a prescindere dal momento o dalla categoria, dal presidente, dal mister o dal calciatore di turno.
Vent'anni fa e oggi, il paragone stride e calza a pennello. Ossimoro e assonanza al tempo stesso. Guardiamoci attorno e, in fondo, siamo sempre gli stessi. Qualcuno è più bianco in testa, qualcuno si è laureato, qualcuno ha piantato lì con gli studi o ha smesso di fumare. Qualcuno ha cambiato Gradinata, famiglia, lavoro, voto, casa e città. Qualcuno è diventato grande, mamma, papà, nonna, nonno, persino bisnonna o bisnonno. Ma siamo sempre noi. Qualcuno non c'è più e ci guarda dalle nuvole; qualcuno non c'era ancora e ci guarda dal basso verso l'alto e ci chiede, oggi, come sia stato possibile essere arrivati là.
Guardiamoci indietro per capire cosa siamo stati in grado di costruire, guardiamo avanti convinti di poterlo fare un'altra volta. Utopia? Può darsi, esattamente come quando un signore un po' stempiato e dall'accento romano nominò quella parola per la prima volta. Scudetto. Sembravano gli intenti di un folle e invece… Invece, vent'anni fa, l'utopia prese sembianze reali, tangibili e si colorò di blucerchiato. Continuiamo a riempire Marassi e a non aver paura di nessuno. Che ci sia di fronte il Lecce o il Barcellona, il Milan o il Gubbio, continuiamo a sognare un altro 19 maggio 1991.