Atzori: «Sampdoria, l’occasione della mia vita»
Il
nuovo tecnico blucerchiato si presenta: «La base esiste già, ma per affrontare un campionato
come quello di Serie B sono fondamentali le motivazioni. Vorrei un gruppo leader di sé stesso. Il
modulo? Lo fanno i giocatori».
«Quella
della Sampdoria è una panchina ambita da tantissimi miei colleghi e
adesso spetterà a me portare avanti più a lungo possibile questa
avventura». Un'avventura che un'avventura non vuole essere. Vuole
diventare qualcosa di più. Già stamattina, nella Sala Colombo dello
Starhotel President, già nel primo contatto ufficiale con la nuova
realtà, Gianluca Atzori avrebbe una voglia matta di gridarlo: la
Serie A non è una promessa ma è quel che sarà. Non può farlo, ma
insieme con le persone che siedono accanto lui, il vicepresidente
Edoardo Garrone e il d.s. Pasquale Sensibile, ha già cominciato a
lavorarci. «Ci aspetta un compito non facile, ma nello stesso tempo
bellissimo – spiega in conferenza stampa il tecnico di Collepardo
-. È l'occasione della mia vita e darò il 120 per cento per questa
causa».
Mister,
una bella sfida la sua.
«Essere qui è un motivo
d'orgoglio per me, ma lo considero anche un punto di partenza.
L'allenatore Atzori è ambizioso e questa ambizione voglio metterla
in gioco per far sì che la Sampdoria torni quella che tutti
conosciamo, riportandola innanzitutto dove merita di stare. La base
per poter iniziare col piede giusto esiste già, ma per affrontare un campionato
come quello di Serie B sono fondamentali le motivazioni».
Motivazioni
che andrete innanzitutto a ricercare tra chi è già sotto contratto?
«Guardando
la rosa attuale credo che questa squadra abbia qualità tecniche ed
esperienza per vincere un campionato di B. È fuori dubbio che poi
quello che conterà sarà la motivazione, la voglia di rimanere in
questa Sampdoria. Andremo ad affrontare una competizione difficile,
dove non basta avere il nome alle spalle. Palombo, ad esempio, è in
Nazionale, è un giocatore straordinario che tutti vorrebbero ed è
normale che lo vorrei anch'io. A patto che lui, così come tutti gli
altri, sia convinto di restare e mi trasmetta questa idea».
Le
è già capitato di allenare suoi ex compagni. Al Doria ne troverà
qualcuno. Ha già avuto modo di contattarli?
«Agli
ex compagni con cui ho lavorato ho sempre detto fin da subito: "Il
passato non conta, oggi sono il vostro allenatore". Ed ho sempre
scelto senza favori o pregiudizi. In carriera ho giocato con
Lucchini, Accardi, Pozzi e Maccarone. Ho già parlato con loro al
telefono, poi parlerò anche con tutti gli altri singolarmente, per
capire al più presto il loro perché e magari trovarlo insieme. Mi
reputo un tecnico che privilegia il dialogo: faremo colloqui, mi
incontrerò con tutti, compresi coloro che ho visto all'opera
quest'anno in B e rappresentano il futuro di questa società. E
valuteremo di conseguenza».
Confrontandosi
ovviamente con la società. Avete già avuto modo di delineare i
programmi?
«Credo
che in fase di costruzione di un progetto il confronto sia
fondamentale. Con Edoardo Garrone e Pasquale Sensibile ci siamo
incontrati questa mattina e abbiamo accennato la prima bozza, la
prima idea di squadra. In questi giorni cominceremo a capire quali
saranno le soluzioni migliori. Fermo restando che il risultato finale
dipende da tutte le componenti: le grandi cose si fanno tutti
insieme».
Con
quale modulo provare a costruire una grande cosa in blucerchiato?
«Le
esperienze che ho avuto sono state tutte tappe di crescita. Ognuna ha
fatto sì che oggi sia più preparato. Riguardo al modulo, ho fatto
il 4-4-2 a Ravenna, il 4-3-3 a Catania e il 3-5-2 a Reggio Calabria.
Ritengo che il sistema di gioco debba esaltare le caratteristiche dei
calciatori e non viceversa. In base alle entrate e alle uscite del
mercato cercheremo il modo migliore di far rendere al meglio la rosa
che avrò a disposizione».
La
rosa perfetta per Atzori da quanti elementi deve essere composta?
«Un
numero preciso non ce l'ho. Vorrei avere una rosa di 26 leader, un
gruppo leader di sé stesso. Il mix giusto è quello di una squadra
che ha equilibrio, dall'allenatore alla società. La forza di una
squadra però consiste soprattutto in chi va in campo. L'anno scorso
ho lavorato con ragazzi giovani, caricati all'ennesima potenza,
capaci di sopperire all'inesperienza con la motivazione e la corsa.
Più leader avremo, più uomini di responsabilità ci saranno, più
ci avvicineremo al risultato».
Le
farebbe piacere ritrovare qualche ex allievo della sua Reggina? E
attingerebbe anche dal miracoloso Novara costruito da Sensibile?
«Nomi
non mi piace farne. Con tutto il gruppo amaranto ho avuto un rapporto
eccellente e se potessi li porterei tutti con me. Passando al Novara,
se ha ottenuto la promozione, i meriti vanno divisi tra tutte le
componenti, societarie e tecniche. Bertani e Gonzalez hanno segnato
40 gol in due e naturalmente la loro coppia di attaccanti era la più
invidiata; ma tutta la squadra era composta da bravi giocatori».
Bernardini
diceva che con un portiere che para e un centravanti che segna, la
squadra è pressoché fatta. Condivide?
«Certo,
portiere e attaccante sono ruoli fondamentali. Il portiere forte può
darti quei 10 punti in più a campionato che non sono pochi, mentre
gli attaccanti, come i due che avuto il direttore a Novara, ti fanno
fare la differenza. Dobbiamo ancora metterci seduti e fare alcune
considerazioni in merito, senza dimenticare che già al momento
abbiamo le carte in regola per tornare in Serie A».
Magari
divertendosi e divertendo?
«Cercheremo di raggiungere i risultati
attraverso il bel gioco, facendo combaciare entrambe le cose, perché
con un'organizzazione e una buona prestazione è più facile fare
punti. Ma va bene lo stesso se qualche volta non ci riusciremo e
faremo punti lo stesso».
Ai
tifosi andrebbe bene comunque…
«Considero
la tifoseria della Samp come una delle migliori d'Italia. Io mi
auguro che attraverso i risultati e il bel gioco, si possa far
tornare il piacere di venire allo stadio. Saper contare sull'apporto
della Gradinata e dell'intero stadio è qualcosa di molto importante:
spetterà a noi coinvolgerli e riportare in loro l'entusiasmo».
Nella foto Pegaso, Gianluca Atzori durante la conferenza stampa di presentazione.