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Lo spettacolo del tifo, la nostra festa al “Camp Nou”

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Lo spettacolo del tifo, la nostra festa al “Camp Nou”

La regina sotto i riflettori non li ha traditi, come loro non hanno tradito lei. Migliaia di chilometri, ore di macchina, di pullman. Coincidenze aeree e vacanziere, l'afa, l'umidità, la crisi. Nisba: non esiste scusa, non sussiste impedimento quando di mezzo c'è la Sampdoria. Una squadra bella e vincente, in barba ai detrattori e ai mugugnoni. Al "Camp Nou", nello stadio più grande d'Europa, abbiamo vinto noi. In campo, sollevando il "Gamper", e sugli spalti, dove la schiacciante proporzione 53.000 contro 2.000 o giù di lì si è capovolta totalmente sul piano dei decibel e dello spettacolo, del calore e del colore.

Ci verranno a dire che giocavamo contro nessuno. Non è vero, ma ci interessa poco, anzi nulla. Da mercoledì si tornerà alla realtà, piedi ben piantati per terra ma, per qualche ora, godiamoci la
festa.

Misurata, sia chiaro, estiva e fine a se stessa, ma pur sempre festa è. E lo è a tutto tondo. Perché? Perché, per l'ennesima volta, non sono mancati gli applausi, per noi, i riconoscimenti, gli
attestati di stima. Berna, 10 maggio '89; Wembley, 20 maggio '92;
Barcellona, 20 agosto 2012. Che siano coppe vere o tornei estivi. Che si vinca o che si perda. Genova, oltre i Giovi, vuol dire Sampdoria. Oggi come ieri, domani come sempre.

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