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Piacere Rossi: «Niente schiaffi: solo lavoro, serenità e organizzazione»

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Piacere Rossi: «Niente schiaffi: solo lavoro, serenità e organizzazione»

L'uomo
di campo si è presentato in tuta, giusto per non smentire il suo
modo di essere più che la sua nomea. Delio Rossi arriva a Bogliasco
e per prima cosa parla di Ciro Ferrara. «Prima
di rispondere alle domande, il primo pensiero va al collega che mi ha
preceduto – comincia il nuovo tecnico blucerchiato nella gremita sala
stampa del "Mugnaini" -. So cosa vuol dire non portare a termine
un rapporto di lavoro. Non lo conosco personalmente, ma conosco
Peruzzi e Chimenti che sono stati miei portieri e sono vicino a tutti
loro».

L'applauso
del 13 maggio 2009 sotto la Curva Sud blucerchiata è rimasto nel
cuore di molti sampdoriani. Si chiude un cerchio col suo arrivo in
questa piazza?

«Credo
di aver fatto un gesto normale, nulla di particolare. Ho visto tifosi
che hanno sempre sostenuto la propria squadra, che aveva appena perso
una finale ai rigori. Io l'avevo vinta ai rigori e credo di aver
fatto un gesto minimo, non certo eclatante. Ci si ricorda spesso di
chi vince, ma bisognerebbe ricordarsi di come si vince».

Dopo
anni di accostamenti, finalmente eccola qui.

«Sono
stato accostato alla Sampdoria soltanto a livello giornalistico,
perché dalla Sampdoria in realtà mi hanno contattato ieri mattina.
Ero fermo, ma possibilità ne avevo avute diverse e quando la società
mi ha chiamato ho detto subito sì. Vengo per sei mesi, non per
strappare un contratto. Ho detto sì soprattutto per le persone, per
Sagramola che ho conosciuto a Palermo e poi perché ho sempre sentito
parlare bene della Sampdoria come società. Un'altra cosa, però, più
che la finale di Coppa, m'è rimasta particolarmente impressa. Quando
sono venuto col Palermo nella partita in cui la Samp è caduta in
Serie B, ho visto 20.000 persone che applaudivano una squadra
retrocessa sul campo. Lì ho pensato: qui un giorno mi piacerebbe
venire a fare calcio. Ora voglio vedere se sono all'altezza di
farlo».

18_delioDopo
Firenze non è più tornato sull'episodio Ljajic. Cosa le resta di
quella vicenda?

«Dopo
un minuto per me era finita lì. Sono episodi che accadono spesso
negli spogliatoi, ma forse il mio gesto ha avuto più rilevanza
perché è successo in pubblico, davanti alle telecamere. Ho chiesto
scusa a tutti e serberò comunque un bel ricordo dell'esperienza di
Firenze».

La
Sampdoria ha bisogno di schiaffi? Come l'ha vista in questi mesi?

«Mi
auguro che la Sampdoria non abbia solo bisogno di schiaffi, ma di
serenità, di organizzazione. Comunque se servissero gli schiaffi
avete visto che sono capace a darli. Scherzi a parte, se si arriva al
cambio di guida tecnica, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. In
questi mesi non mi sono focalizzato esclusivamente sulla Sampdoria, i calciatori potranno darmi delle risposte. Soltanto
lavorando si può capire cosa mancherà e cosa bisogna aggiustare».

Delle
precedenti esperienze cosa le piacerebbe portare a Genova?

«Dove
ho lavorato, al di là dei risultati, ho sempre trovato la giusta
sintonia con la gente, il pubblico era contento della squadra. Spero
di avvicinarmi io alla gente di Genova, tenendo saldi i miei
princìpi».

La
Samp ha molti giovani, questo la spaventa o la affascina?

«Spesso
e volentieri ho firmato per un solo anno, ma sono rimasto nelle
società per più stagioni. Non sono un aggiustatore o un riparatore.
Io sono un allenatore di calcio: io devo allenare la squadra, non i
giornalisti né i tifosi. Sui giovani, la mia storia dice che mi
piace lavorare con loro, soprattutto con quelli che hanno voglia di
emergere e di lavorare per mettersi in discussione. La qualità non
ha età: ma se hai qualità ed età inferiore tanto meglio. Non mi
crea spavento lavorare, anche perché non so fare altro. Non ho la
bacchetta magica, ci vorrà anche un po' di pazienza, ma
conoscendo società, squadra e dirigenti credo che si possa lavorare
bene».

La preoccupa il calendario?
«Io
penso alla Lazio, che è la prossima avversaria. Se non alleni le
grandi, sono tutte gare difficili. Pensate che sono partito da casa a
Roma, che è a due chilometri dal centro di Formello. La vita a volte
è strana»

Pensa possa incidere sul suo lavoro intensificare le sedute anche nel periodo natalizio?

«Posso
incidere soltanto lavorando, ma nel periodo di Natale ci sono
esigenze sindacali che dicono sette giorni consecutivi di vacanza.
Gli stranieri poi hanno la possibilità di andare a casa e questo
cozza col lavoro e il dovere di stare insieme e conoscersi».

Ha idea di giocare a quattro dietro e di fare affidamento su Palombo?
«Non
ho mai detto che faccio per forza i quattro dietro. Entrando in corsa
bisogna fare leva sui giocatori a disposizione. Palombo ha un
contratto con la Sampdoria. Nella rosa c'è, poi starà a me e a lui
capire se è idoneo alla causa o meno. Paletti la società non me ne
ha messi».

Secondo
lei il livello della Serie A s'è abbassato?

«C'è
stato un livellamento verso il medio, non verso il basso. Si sono
persi dei picchi, ma credo che il campionato italiano resti il più
difficile. Io mi auguro di riuscire a coniugare bel gioco con i
risultati. Credo che non ci sia una strada differente: alla lunga
se giochi male fai poco punti».

Lascerà partire Icardi per il Sudamericano Sub-20?
«Vale lo stesso discorso che ho fatto per Palombo. Io posso parlare di quello che succede da
adesso ad avanti. Valuterò io, insieme alla società e al ragazzo, se rimarrà o
meno. Magari all'argentina mandiamo qualche altro giocatore…».

Che effetto le fa sedersi sulla panchina di un'altra squadra della città dopo essere passato per quella rossoblù?

«Ho
allenato il Genoa in Serie B dodici anni fa. Serbo un bellissimo
ricordo della città e i cugini mi hanno voluto bene per quei sei
mesi, ma questo non mi ha certo bollato. Mi auguro che ci sia
rispetto e spero che il mio rapporto qui alla Sampdoria possa essere
duraturo».

Nella foto Pegaso, Delio Rossi durante la conferenza stampa di presentazione.

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