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La concentrazione di mister Rossi: «Il futuro? Si chiama Chievo»

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La concentrazione di mister Rossi: «Il futuro? Si chiama Chievo»

Nella
consueta conferenza stampa dell'anti-vigilia di campionato, Delio
Rossi parla dell'insolito lunch-match di Marassi, fotografando così
la gara che vedrà i blucerchiati impegnati contro il ChievoVerona:
«Sarà una partita delicata, dato che sfidiamo una diretta
concorrente e abbiamo necessità di fare punti. Siamo all'altezza, ci
riteniamo attrezzati e ci stiamo preparando bene».

Che
idea si è fatto degli avversari?

«Credo
che il Chievo sia un esempio positivo. Non è facile per una realtà
così piccola rimanere costantemente su buoni standard di rendimento.
Ogni anno cambiano allenatore, ma non cambiano i risultati, per cui
vanno riconosciuti i giusti meriti alla società. Io dico sempre che
una grande società fa grande un allenatore, e non il contrario».

Dal
temibile tridente del Napoli, all'attacco del Chievo. Come si fermano
Théréau e Paloschi?

«In
questa categoria la differenza la fa il numero di giocatori di
livello. Il Napoli, come le altre grandi squadre, ne ha 6 o 7 a
disposizione. Le società medie magari si fermano a 2 o 3. Questo è
quello che differenzia le une dalle altre. Come bloccheremo Thereau e
Paloschi? Come abbiamo fatto con gli altri. Loro hanno le loro
qualità, noi le nostre».

Come
ha caricato i giocatori in settimana? Teme un calo di tensione dopo
due gare importanti come quelle giocate contro Roma e Napoli?

«Noi
siamo una neopromossa, se giochiamo con il Chievo, che è una squadra
che da diversi anni fa la A, e non abbiamo motivazioni dobbiamo farci
un bell'esamino. Loro sono una realtà consolidata, noi veniamo dalla
Serie B. Possiamo sbagliare la partita, ma non perché l'abbiamo
presa sotto gamba».

Ha
qualche dubbio in vista della prossima gara?

«Sto
passando notti insonni. I giocatori mi stanno mettendo in difficoltà,
come ho già avuto modo di dire altre volte. Se si sbaglia la colpa è
solo mia, che non fatto la giusta scelta».

Esiste
un ballottaggio Eder-Sansone?

«Il
ballottaggio, quello vero, ci sarà la prossima settimana tra PDL e
PD. È il discorso che facevamo prima sul non dormire di notte. Nelle
squadre di livello i giocatori sanno che c'è concorrenza interna,
per cui la tensione non cala, perché prima bisogna dimostrarsi
migliori dei compagni e poi degli avversari. In alcune realtà più
piccole questo non accade e ci sono quei 3 o 4 calciatori che non
vanno mai in ballottaggio, ed è in questo modo che si rischiano i
cali di concentrazione. Comunque sia, nulla è deciso. Abbiamo ancora
due allenamenti prima della gara».

Qual
è la situazione dell'infermeria? Estigarribia
e Krsticic recupereranno?

«Estigarribia
e Krsticic stanno bene. Per quanto riguardo Palombo oggi rientrerà
in gruppo, mentre rimane sempre un piccolo problemino per Maresca».

Dopo
il Chievo, a Marassi arriverà il Parma. Un doppio impegno casalingo che equivale ad un esame di maturità?

«Io
ho una partita in casa, poi non so cosa c'è dopo, verrà quello verrà. All'università
dai un esame per volta, e per noi è uguale. Passeranno una, due, tre
ore dal fischio finale contro il Chievo e poi si penserà al futuro.
Non possiamo permetterci di fare tabelle e previsioni: a Torino era
difficile ipotizzare una vittoria, poi però magari si perdono punti
in casa contro squadre alla nostra portata. Alla fine del campionato
tireremo una linea, se saremo di là vorrà dire che saremo salvi e
avremmo fatto il nostro compito».

A
proposito di futuro, in settimana si è parlato molto del suo rinnovo
contrattuale, e anche il d.s. Osti ha speso diverse parole in merito.
Rimarrà alla Sampdoria?

«Io
l'ho detto sin dall'inizio: non sono un aggiustatore, né un
traghettatore. Io amo lavorare e costruire la squadra nel tempo. Ho
firmato per sei mesi, ma non ho cambiato il mio modo di essere.
Indipendentemente dal contratto, se mi trovo bene in un posto
rimango, in caso contrario me ne vado. Nel momento in cui ho firmato,
pur avendo in qualche modo la forza contrattuale dalla mia, mi è
sembrato ingiusto appesantire la società di un altro ingaggio, visto
che già gravavano i costi di staff diversi. Una volta finita la
stagione, con la Sampdoria in A, ne riparleremo. Ora il mio futuro è
il Chievo».

Negli
scorsi giorni capitan Gastaldello ha detto
che il merito dei pochi gol subiti nel 2013 è da attribuire non solo
alla difesa, ma a tutti i reparti. È d'accordo?

«Faccio
una premessa: non mi piace la gente pigra. Nella fase di non possesso
tutti, nel massimo delle loro caratteristiche, devono sacrificarsi, a
partire dagli attaccanti. E' una favola quella che per segnare
l'attaccante deve restare davanti e non muoversi: basta guardare
Cavani, è il capocannoniere del campionato e gioca a tutto campo,
sacrificandosi in copertura. Pertanto Daniele ha assolutamente
ragione».

Cosa
le manca di non essere in panchina?

«Le
linee di comunicazione sono peggiori. Non riesci, magari, ad
aggiustare una cosa in corsa. Ma sono comunque convinto che la
presenza di Limone a volte faccia anche meglio della mia».

Cosa
cambia con questo orario delle 12.30? Come vi siete preparati?

«Cambia,
cambia eccome. L'essere umano è per sua natura abitudinario, per cui
la cosa ci scombussola. Se non sei abituato a mangiare la pasta alle
9.30 del mattino non è facile. Comunque ci siamo preparati nella
giusta maniera. Io però sono rimasto al calcio domenicale delle
14.30, quando si giocavano in contemporanea tutte le categorie e poi
si tornava a casa per vedere 90° Minuto. Non credo sia giusto
vendere l'anima al diavolo, e penso che alla lunga possa crearsi un
effetto boomerang».

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