Eder, un gol per famiglia: «Lo dedico a mia moglie e a mio figlio»
Un
giorno, tra qualche tempo, mamma Luciane prenderà Eduardo da parte e
gli racconterà una storia. Quella di un papà che con la palla al
piede sfida la neve e corre che sembra volare. Un papà che entra,
segna un gol fantastico e lo dedica a lui, al primogenito venuto alla
luce al di là dell'Atlantico, troppo presto e troppo piccolo. «La
mia gioia è tutta per loro – rivela papà Eder -, per mia moglie e
per mio figlio in Brasile. Ho passato dei giorni difficili, ora il
peggio è passato e sono contento».
Gioco.
«Sono contento anche per la vittoria di oggi, un
passo importante verso la salvezza
– prosegue il centravanti verdeoro -. Il
Chievo è una squadra non facile da affrontare, fuori casa si chiude
e riparte bene e negli ultimi tempi aveva vinto con Cagliari, Genoa e
Lazio. Noi siamo stati bravi a trovare quasi subito l'1-0 e a fare il
loro gioco difendendoci bene, ma fino a che non abbiamo raddoppiato
ci hanno messo in difficoltà».
Pronto.
Il raddoppio, appunto. «Non
era facile segnare – ammette il numero 23 -, ho visto il lancio di
Mustafi e ci ho creduto. È andata bene, soprattutto perché avevo
impiegato un po' del dovuto a entrare in partita per via del freddo.
La panchina? Con la Roma, quando ero
via, ha giocato Sansone e ha fatto benissimo, questo perché siamo un
gruppo fortissimo. Sono tornato e ho ripreso ad allenarmi, il mister
lo sa: lavoro sempre al cento per cento per farmi trovare pronto».
Bene.
«Da
quando è arrivato Delio ci ha dato fiducia, stima e organizzazione,
sia in fase difensiva che offensiva – conclude Eder su Rossi -. Dalla
difesa all’attacco, tutti sanno cosa devono fare e questo rende
tutto più facile. Da noi, poi, non c'è un'unica stella: chi va in
campo deve fare il bene della Sampdoria. La classifica? Teniamo i
piedi per terra: nel 2013 abbiamo già ottenuto risultati importanti
ma non possiamo pensare di essere già salvi».