Rossi: «Siamo un buon gruppo, l’autostima viene vincendo»
Dall'ultima partita della Sampdoria sono passati dodici giorni,
288 ore e oltre 17.000 minuti. Tempo colmato dalle polemiche e dagli
articoli di giornale, dalle qualificazioni al Mondiale e dagli
allenamenti. Allenamenti a ranghi ridotti però, perché molti
giocatori blucerchiati sono stati chiamati ad indossare i colori
delle rispettive nazionali. «Abbiamo
deciso di anticipare il ritiro per via dell'importanza della partita
che ci attende e
anche perché quando giocano le nazionali qualche problema si crea – commenta mister Delio Rossi alla stampa, nella consueta conferenza dell'antivigilia di campionato -. Già non riesci ad allenare tutti e in più noi abbiamo pagato dazio con tre infortunati, qualcuno pure lungodegente come Salamon. Qualche problema dunque si crea, è inevitabile».
Nel primo tempo contro il Torino si è vista una buona Samp. Spera
che quella prestazione venga riproposta?
«Il primo tempo con il Torino
è stato abbastanza positivo, ma dobbiamo migliorare perché un tempo
non basta: bisogna avere continuità nel corso di tutta la partita. In questi giorni abbiamo lavorato sulla fase
di possesso e di non possesso, ma sono cose che facevamo anche prima.
Poi abbiamo messo a punto qualcosina per gli scali e le uscite di
palla».
Capitan Gastaldello in settimana ha dichiarato che il 3-4-1-2 può
essere il modulo giusto. Concorda?
«Nella mia testa c'era
l'intenzione di partire come lo scorso anno e poi di inserire le
varianti. E questa era una di quelle. Su questo modulo possiamo
lavorare e cavarne fuori qualcosa di buono».
Quali
sono le condizioni di Gabbiadini?
«Gabbiadini è andato con l'Italia in maniera scintillante ed è tornato così così. Il
problema è che vai dieci giorni in nazionale e ti alleni in maniera
diversa da quando fai tutto il resto dell'anno. Il muscolo si deve
abituare al modo differente di lavorare: non dico né che è meglio
né che è peggio, ma che semplicemente è diverso. Quando si torna
bisognerebbe tenersi a riposo, ma non si può, perché noi possiamo
migliorare solo con il lavoro. È un cane che si morde la coda.
Gabbiadini, comunque, sta meglio».
I suoi ragazzi avranno difficoltà a sopportare la
pressione che l'attuale posizione di classifica impone?
«Ho sempre detto che
ci giocheremo il nostro campionato insieme ad altre dieci squadre. Questo mi
era chiaro sin dall'inizio. Devi avere le spalle larghe per
sopportare la pressione. Nel corso della stagione ci sono alti e
bassi, il trend non è definito. Bisogna saper affrontare momenti
come questo».
Si sarebbe mai aspettato di trovare il Livorno 5 punti avanti
rispetto al Doria?
«Squadre che hanno
mantenuto il gruppo, l'entusiasmo, e magari azzeccano un paio di
partire stanno meglio, se invece le perdono… Per il Sassuolo
dovrebbe essere lo stesso, ma non è così. Il Verona invece è
ancora più in alto. Alla lunga però vengono fuori i valori».
Quanto aspetta la prima vittoria?
«La aspetto soprattutto
per i miei giocatori. Questo è un buon gruppo, lavora tanto. Deve
solo prendere autostima e l'autostima viene vincendo».
Il presidente Garrone è salito al Poggio tre volte in altrettanti
giorni, è un segno che la società vuole fare sentire la propria
vicinanza?
«A me fa piacere la
presenza del presidente, che si fa sentire vicino. Se viene una volta
in più ci fa piacere, ma questa società è sempre stata presente:
non ci sentivamo abbandonati prima. Il presidente ha sempre parole
elogiative e di incoraggiamento per noi. Siamo la sua creatura e
anche lui soffre in questo momento in cui le cose vanno male».
Questo ritiro anticipato può servire per trovare la vittoria a
Livorno?
«Non esiste una regola
che vale per tutti i gruppi e per tutti i momenti. Il bello del
calcio è che non è una scienza esatta, si è vinto attuando tutti i
sistemi possibili: i pesi, i gradoni, i ritiri e quant'altro. Si
fanno delle scelte, e quella di andare in ritiro è una di queste: si spera che paghi».
L'ha infastidita il fatto che sia stato messo in discussione dalla
stampa?
«Non facevo il fornaio
ieri, è un po' che faccio questo mestiere. So che sono a rischio se
non arrivano i risultati. La strategia, al di là di progetti e
letterine di Natale, è data dai risultati. Se le cose non vanno,
prima di tutti sono io a saperlo e devo fare autocritica. Non mi
offendo se lo scrivono sui giornali. Se il gruppo va male e io ne
sono a capo devo ragionare su tante cose».
Negli ultimi tempi sia Gastaldello sia Palombo sono stati messi
in panchina. Esclusioni che si spiegano con l'anagrafica?
«Io non faccio scelte
in base all'età anagrafica o al colore della pelle. Faccio delle scelte
e basta. La società non mi ha detto: fai giocare i giovani e non gli
anziani o fai giocar i vecchi e non i giovani. Sono stati messi a mia
disposizione dei giocatori e mi hanno chiesto di fare delle scelte:
ecco tutto».
Nella partitella del giovedì si è visto Rodriguez e non De
Silvestri nel primo tempo, può significare qualcosa?
«Spesso vedrete delle
cose strane sotto questo punto di vista».
E anche nel tridente potrebbe vedersi qualcosa di
strano?
«C'è anche lì la
possibilità di vedere delle cose strane».