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La parabola di Eder: «Sono grato a questo ambiente fantastico»

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La parabola di Eder: «Sono grato a questo ambiente fantastico»

Ci sono parabole e traiettorie che rimangono impresse nella memoria. Sinisa Mihajlovic nella sua carriera ne ha inventate tante; questa sera, contro l’Inter, Eder Citadin Martins ne ha sfornata una che nella storia blucerchiata resterà di certo molto a lungo. È il minuto 20 della ripresa: Eto’o e Palombo la toccano per il numero 23 e la palla si va a infilare prima sul palo e poi là, nell’angolino opposto, dove neppure un portiere abile come Handanovic può arrivare. «Il gol è stata una grande gioia – confessa l’attaccante a fine gara -. Ma è ancora più importante aver vinto questa partita, perché ci ha permesso di staccare in classifica delle formazioni importanti come la stessa Inter. A volte sono i gol a fare più notizia, ma sono le prestazioni corali, soprattutto in difesa, a portare le vittorie».

Obiettivi. «Con Eto’o ci siamo parlati a lungo prima della battuta – prosegue l’italo-brasiliano tornando sulla punizione vincente -. È stato lui a dirmi di calciare e così ho fatto: è andata bene. Ora dobbiamo continuare in questo modo, partita dopo partita. Per parlare di obiettivi è però ancora molto presto: ci sono ancora dieci gare e 30 punti a disposizione. Era comunque importante affrontare bene le prime gare di questo ciclo difficile. Con Roma e Inter abbiamo ottenuto 6 punti, ma non dobbiamo fermarci. Occorre rimanere uniti: se così faremo, potremo toglierci altre soddisfazioni».

Azzurro. Soddisfazione che è senz’altro arrivata per il blucerchiato, fresco della convocazione nella Nazionale italiana. «L’ho saputo ieri sera e sono davvero entusiasta di questo premio e di questa opportunità – sorride il neo-azzurro -. Quattro anni fa sono venuto qui a Genova in Serie B, oggi sono qui in Nazionale: sono davvero grato a tutto questo ambiente fantastico che mi ha accolto a braccia aperte fin dal primo giorno. La scelta dell’Italia? Conoscono tutti il valore della Nazionale, a maggior ragione io che sono qui da dieci anni. Devo ancora imparare per bene l’inno di Mameli, ma nel frattempo sono più che contento di far parlare il campo».

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