Il presidente Ferrero a Gazzetta TV: «Sono un uomo del fare, dietro la squadra c’è una grande azienda»
Parlare di un Massimo Ferrero a tutto tondo è dire poco, il presidente tiene banco per un’ora abbondante da gradito ospite a ‘Senza Appello’, talk in prima serata di Gazzetta TV, toccando mille e uno punti del mondo del calcio, a partire dalle grandi manovre necessarie per rimettere in moto il movimento italiano: «Dobbiamo riportare le famiglie allo stadio e fare sì che le regole vengano rispettate. Ci vogliono impianti di proprietà. Quando sono stato al “Camp Nou” c’erano migliaia di persone felici come bambini in attesa di vedere un film Disney. A Genova uno stadio non vogliono farmelo fare, ma intanto stiamo rifacendo Bogliasco, dove ci sarà l’academy. Perché io sono un uomo di fatti, non di parole: con le parole gioco, scherzo».
Champions. Poi partono gli aneddoti. «Quando mi incontrai con Mihajlovic la prima volta – racconta il patron facendo riferimento alla cena del 14 giugno scorso – gli dissi solo una parola: Champions. E lui mi prese per matto, voleva andarsene. Ma guardate quanto è strano questo campionato e dove siamo ora». E poi il tricolore addirittura: «Ho detto che a Genova in tre anni potrebbe arrivare uno Scudetto, anche se sono l’unico a dirlo ancora oggi: io ci credo».
Società. «Dietro a questi ragazzi ci deve essere un’azienda – va avanti il presidente -, devono sapere che alle loro spalle ci sono un presidente e una società: non devono prendersi paura, non devono avere timore. A Soriano, ad esempio, ho detto in due occasioni che avrebbe segnato se non avesse avuto paura. Così è successo, con Parma e Milan, e Mihajlovic mi ha dovuto pagare un caffè».
Milanesi. Soriano fa pensare a Milan, e Milan fa pensare all’1-1 di San Siro. «Ieri dovevamo crederci di più – storce un po’ il naso Ferrero -, serviva più coraggio. E poi San Culino non ci ha aiutato. Sì, perché per vincere servono testa, gambe e culo». E sempre in tema di affari sotto la Madonnina, arriva la domanda su quale formazione tra i rossoneri e i nerazzurri lo abbia impressionato di più, lui risponde così: «L’Inter, perché ha perso ma affrontato una grande Samp, mentre noi ieri non siamo stati i soliti. Milan ai cinesi? Non credo. Di Moratti va invece detto che ha dato tantissimo al calcio italiano e merita rispetto. Se all’Inter avrei venduto Icardi fossi stato al posto di Garrone? A me non piace svendere».
Fotogramma 33. Un blocco pubblicitario alla volta, i giornalisti cercano di costringere @unavitadacinema a rivelare loro il nome del prossimo allenatore, ma con un enigma (“che si trova nel fotogramma 33“), lui elude le domande, dicendo: «Di Francesco, Iachini, Sousa, Ventura un attore diverso dall’altro. Donadoni? Un eroe ma non sarà lui. E Sarri? Brava persona, simpatico; grazie ancora ancora a lui e al suo presidente di avere ospitato Sinisa a Empoli».
Campioni. Mihajlovic ora fa rima con Eto’o. «Si amano – dice chi ha fortemente voluto che l’uno e l’altro intrecciassero i loro destini con i colori blucerchiati -. A Sinisa serviva un giocatore così». Un campione, un po’ come è considerato un certo Mario Balotelli. «Mi piace e lo vorrei – non fa mistero -, perché in una società della nostra dimensione non avrebbe grandi pressioni e tornerebbe grande. Ora gli manca la fame. E Cassano? Gli voglio un gran bene, anche se credo che il suo treno alla Samp sia già passato».